Call of Duty: Vanguard - Dopo un passo non convincente Activision torna a sfornare un vero COD
Nel corso della recensione di Call of Duty Black Ops: Cold War abbiamo evidenziato subito come, il titolo, rappresentasse un passo indietro rispetto alla serie. Il suo precedessore, ossia Modern Warfare, aveva una marcia in più che gli ha tra l'altro permesso di diventare una vera e propria pietra miliare. Da Cold War non ci si aspettava un'innovazione simile, ma neanche un downgrade del genere. Per fortuna la software-house Sledgehammer Games è riuscita con Vanguard a risollevare il titolo, offrendo una esperienza di gioco molto più simile a quella di Modern Warfare, senza però abbandonare del tutto gli elementi positivi portati avanti da Cold War. Questo risultato ibrido si rivela sin dalle prime battute molto piacevole, valorizzando il gunplay che -in un titolo come quello di Call of Duty- deve rimanere primario e centrale.
Una campagna che valorizza i personaggi
Diversamente da molti Call of Duty in Vanguard l'attenzione principale della campagna è riservata ai suoi personaggi, ai suoi eroi. Le missioni che ci ritroviamo a svolgere altro non sono che le gesta di questi personaggi fuori dall'ordinario che, per motivi personali più o meno forti, si ritrovano a osteggiare il dominio nazista. Conoscere i personaggi, il loro trascorso e le loro motivazioni, rendono la narrazione più viva e soprattutto più sentita. Anche perché questi eroi, poi, sono quelli che possiamo utilizzare come avatar nelle sessioni multigiocatore. Ma tranquilli, il fatto che siano personaggi della storia non fa sì che ci siano abilità o altro: l'impianto statico e granitico dei Call of Duty dove c'è soltanto da sparare è immutato.
I personaggi della storia per poter essere utilizzati nel multiplayer hanno bisogno di essere sbloccati. Per sbloccare i personaggi si devono completare delle sfide più o meno complicate. Le sfide variano molto tra di loro, ma essenzialmente per la stragrande maggioranza dei casi prevedono di uccidere i nemici con determinate tipologie di armi. L'unico vantaggio che ha utilizzare un tipo di personaggio piuttosto che un altro è il fatto che, usando la sua arma preferita (ogni eroe ha l'arma prediletta), garantisce al giocatore un raddoppio dei punti guadagnati sia a livello di esperienza, sia a livello dell'arma. Utile, certo, per livellare più rapidamente.
Tornando alla campagna, c'è da dire che la narrazione è particolarmente profonda e attenta -come sempre- a marcare quelli che sono i colpi di scena, ossia il punto di rottura con la routine. Ogni missione è ben diversa dalla precedente, andando a spaziare su tutti quelli che sono -i pochi- elementi diversi del gameplay. Alcune missioni prevedono un approccio di tipo stealth, altre invece di correre con il mitragliatore in mano a sparare a qualsiasi cosa si muove, altre ancora l'utilizzo di mezzi particolarmente potenti e divertenti. Peccato che però tutto questo divertimento si traduca in una longevità risicata e ai limiti dell'accettabile. Nel giro di poche ore (massimo una decina) è possibile terminare la campagna principale, che dunque non ha la possibilità di esprimere al meglio il suo potenziale. Tra l'incipit necessario a far carburare la storia e il finale epico a cui ogni COD ci ha abituati, rimane evidente che il tempo per gli sviluppi della trama centrale sono davvero risicati.
Un multiplayer più ricco e finalmente meno arcade
Ormai s'è capito: l'aspetto più "arcade" di Cold War non ci è piaciuto e non ci ha mai convinto al cento percento. Prendere la mira e sparare, nel precedente capitolo, non stuzzicava come in Modern Warfare. Per fortuna con Vanguard si torna in parte all'origine, andando a offrire una esperienza di shooting più classica e più appagante, sicuramente più vicina alla realtà. "Realtà" anzi, virgolettata, perché purtroppo manca ancora un elemento che andrebbe, in nostra opinione, a stravolgere in positivo l'esperienza di gioco multigiocatore: i danni ambientali. È ottima e presente la possibilità di forare le superfici più fragili come il legno e uccidere chi si nasconde dietro di esso, ma non è sufficiente: quel legno dovrebbe rompersi. Chiaramente questo è un esempio, in realtà i danni ambientali andrebbero totalmente rivisti anche a livello di cemento e mattoni. Le mappe ne sarebbero esaltate sicuramente.
A proposito di mappe, non potrebbe essere una recensione valida se non accennassimo alla gran mole di contenuti che è disponibile sin dal lancio. Vanguard si presenta sugli schermi con ben 20 mappe all'attivo, tutte molto differenti tra loro e in grado di esaltare un tipo di shooting piuttosto che un altro. Ci sono mappe molto aperte che permettono di cecchinare i propri nemici, ma anche quelle più ristrette (che sono un po' il fulcro di ogni Call of Duty) che garantiscono lotte serrate basate.
Per quanto riguarda il multigiocatore un'altra grande novità è rappresentata da "Ritmo Battaglia", ovvero un filtro da applicare alle playlist per decidere quanti giocatori devono essere presenti nella partita. Il filtro permette di andare incontro ai gusti di ogni giocatore, poiché da sempre i fan della serie sono divisi tra scontri campali con un sacco di giocatori (anche se il limite nei Call of Duty è sempre troppo basso) e scontri invece più caotici con un numero ristretto di avversari.
La nuova modalità introdotta da Vanguard prende il nome di "Pattuglia". All'interno di questa mobilità si ha un grande cerchio a terra che si muove al passare del tempo. Le due squadre contrapposte devono lottare con le unghie e con i denti per rimanere il più possibile all'interno del cerchio, così da totalizzare punti e, alla fine, risultare vincitori. Quando la propria squadra è all'interno del cerchio questo assume una colorazione azzurrina, mentre quando sono i nemici a controllarlo diventa rosso. Spostare il focus di volta in volta sulla mappa permette di non disperdere i giocatori e aumentare la caoticità che, in un Call of Duty, dev'essere sempre all'apice della sua potenza.
Una nota a margine molto intrigante è l'inserimento di una schermata finale che si ripropone dopo ogni game, esattamente al termine della giocata migliore. Si tratta di una schermata denominata MVP Team, dove i membri della propria squadra possono votare coloro che, tra di loro, si sono distinti per alcuni meriti. Di solito compare chi totalizza un maggior numeri di colpi alle testa, chi ha un rapporto migliore di U/M, oppure chi riesce a fare il maggior numero di catture.
Ultima ma non di certo per demerito è la modalità Collina dei Campioni. Si tratta di una modalità molto intrigante che è diretta discendente del Torneo. Inizialmente i giocatori sono chiamati ad acquistare armi, miglioramenti e utility, spendendo dei soldi che è possibile totalizzare durante i match. Dopo la prima fase tutti i team in gioco vengono associati casualmente gli uni contro gli altri e si danno battaglia. Ogni morte di un giocatore fa sì che la vita di squadra diminuisca di 1. Quando le vite della squadra arrivano a 0, la squadra raggiunge lo status di "ultima chance" e può concorrere per la vittoria un'ultima volta. Qualora tutti i membri del team morissero una volta durante l'ultima chance, la squadra sarà eliminata. Vince, ovviamente, la squadra che rimane in vita per ultima.
La modalità zombie offre molta più interazione
Non manca ovviamente neanche in Vanguard la modalità zombie, che però rispetto a Cold War viene leggermente modificata. Leggermente, perché tolta la parte più di contorno l'essenza rimane quella: abbattere tutti gli zombie e cercare di non essere tutti travolti dal loro numero soverchiante. Inizialmente la partenza è all'interno di una mappa abbastanza grande, con al centro tutto l'occorrente per migliorare i vari aspetti del personaggio: armature, armi, perk e quant'altro. Spendendo crediti che si ottengono uccidendo gli zombie e sopravvivendo alle ondate, è possibile migliorare sensibilmente e diventare sempre più competitivi man mano che la difficoltà cresce esponenzialmente.
A differenza di molte modalità zombie viste fino a questo momento, la trama offerta da Vanguard è decisamente più frammentata. In quello spiazzo iniziale, che possiamo anche identificare come un hub operativo, è possibile scegliere tra alcuni portali che offrono sfide diverse e, ovviamente, anche ricompense diverse. La scelta è lasciata totalmente nelle mani dei giocatori.
Call of Duty: Vanguard
Ci troviamo davanti a un titolo che torna al passato e che si lascia alle spalle una nota arcade che, sinceramente, è piaciuta poco. La fase di shooting ne esce rigenerata, molto più complessa e soprattutto con un feeling piacevole con le armi. Armi che, complice il periodo storico (1945), sono quelle classiche a cui siamo abituati: mp 40, bar, stg 44 e così via. La parte che sicuramente ne esce migliorata è dunque quella legata al comparto multiplayer, con l'inserimento tra le altre cose anche di una ventina di mappe molto ispirate, in grado di coinvolgere tutti i lati del gunplay (mappe che portano a contrasti più caotici e altre invece più riflessive). Interessantissima tra tutte la modalità Collina dei Campioni, una sorta di battle royal ridimensionata che mette alla prova piccoli team in contrasto aperto tra di loro, in mappe piccolissime e piene di ostacoli visivi. Sledgehammer dopo World War II ha sfornato un altro piccolo gioiello che merita di essere giocato, specialmente per il multigiocatore. Peccato per il singleplayer perché è veramente ispirato ma, causa una longevità ridotta, finisce per essere troppo sbrigativo.
Pro:
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Trama della campagna ispirata e molto particolare
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Un ritorno al passato per quanto riguarda il gunplay
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Un netto miglioramento rispetto a Cold War
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Tante mappe e nuove modalità nel comparto multigiocatore
Contro:
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Campagna principale troppo corta
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Le armi hanno bisogno di un grande bilanciamento