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Recensione di The Final Station - Quando la catastrofe si fa violenta

di Daniele Caluri Pubblicato il 19 settembre 2016 13:40

Una quiete pervade il mondo, deturpata unicamente dal sogno funesto di un ferroviere. Un incubo per meglio dire, abitato da zombie ed elementi oscuri che sembrano volerlo tormentare a più riprese. Ma poi questo incubo finisce, ed effettivamente il mondo è bello, esattamente come lo si è lasciato prima di gettarsi in un sogno fatto di ombre. Si torna così, pazienza in spalla, alla solita routine quotidiana e conseguentemente al lavoro, nel treno che si è destinati a guidare fino alla stazione finale. Il senso di quiete si fa però sempre più labile, fino a scoprire che quell'incubo qualcosa di reale davvero lo nascondeva. Questo è, in pillole, il background in cui The Final Station ci chiede di buttarci a capofitto, in una realtà fatta di oscurità e zombie pronti a cibarsi delle nostre carni, con munizioni talmente molto scarse e difficili da trovare che sembra di trovarci di fronte ad un vero e proprio survival horror.
The Final Station, gioco pubblicato da tinyBuild, si mostra così al pubblico nella sua reale, brutale, forma. Non tanto per la violenza, che comunque è interna al gioco, quanto piuttosto per la difficoltà che nasconde e tutte le insidie che cela nel farci esplorare i dintorni delle stazioni senza, effettivamente, avere un enorme quantitativo di proiettili. La lotta contro il tetro destino viene affiancata alla perfezione da una componente anche differente, diametralmente opposta, che ci permetterà di prenderci cura (ovviamente sotto ricompensa finale) dei passeggeri del treno.

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