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Recensione di Tempest - Agli ordini, capitano!

di Daniele Caluri Pubblicato il 15 settembre 2016 14:44

Un gioco ambientato durante gli anni dei pirati riesce a catturare sempre molti sguardi, probabilmente anche grazie a quella atmosfera che fa respirare azione, tesori e libertà. Vedere stendersi il mare di fronte a noi, con lèacqua che si increspa andando a formare delle onde che si infrangono con alternata forza sullo scafo della nave sopra cui ci troviamo, è una esperienza che sicuramente chiunque di noi vorrebbe vivere almeno una volta nella vita. Se poi si unisce a questo senso di libertà anche il lasciarsi alle spalle tutti i doveri e tutto ciò che si è vissuto fino ad un attimo prima per raggiungere un mondo fatto di interrogativi, ecco spiegato il mix perfetto. Tempest cerca di ricreare proprio questa atmosfera, non solo creando un open world abbastanza vasto, ma anche lasciando lèopportunità al videogiocatore di decidere se utilizzare o meno il viaggio rapido, fornendolo di una mappa con cui potrebbe benissimo farne a meno. Il gioco, sviluppato da Lionès Shade e pubblicato da HeroCraft, probabilmente è proprio su questo punto che decide di fare maggiore leva: la possibilità di perdere ore e ore tra le acque del mare, magari pregustando in anticipo di inserire un poè di polvere nei cannoni. Sarà proprio lasciata al videogiocatore la scelte di come porsi nei confronti delle varie fazioni interne al gioco, con la libera possibilità di allinearsi ad una piuttosto che unèaltra, decretando per sé stesso i suoi nemici e i suoi alleati.

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