The Little Acre - Di oggetto in oggetto tra sfumature di colore
Ormai una tendenza molto forte, e che ha per molti versi rivoluzionato anche il mondo videoludico, è l'uscita di titoli indie. Come per ogni cosa ci sono alcuni fatti meglio, altri peggio, ma quello che a noi interessa è la possibilità di ogni sviluppatore di potersi affacciare e proporre idee nuove, alternative. È questo che gli indie ricercano e che però non sempre riescono a raggiungere. Curve Digital ha rilasciato in tal senso vari giochi indie, sia su Steam che su console. È stavolta il turno di una delle sue nuove creature, targata Pewter Games Studios (software house irlandese), che ci porta su un genere di giochi che per console non è mai del tutto decollato e che, invece, ha il suo maggior successo con mouse e tastiera. Si tratta di una avventura grafica punta e clicca, nella quale ci troviamo di fronte a numerosi scenari sempre molto diversi tra loro, in cui è possibile interagire con i vari oggetti per riuscire a sbloccare una scena e progredire in quella successiva. The Little Acre è questo, ossia una avventura che mira a divertire, e che cerca anche di farsi guardare con ambientazioni molto particolari e luminose, dove il colore la fa da padrone. In effetti quello che cattura da subito lo sguardo sono i colori quasi timbrici, molto intensi, che fanno già presagire una avventura per niente pesante dal punto di vista emotivo. Un qualcosa di molto easy, ma che in ogni caso non si abbandona mai a sé stesso, proponendo una storia lineare e ben narrata attraverso gli occhi di un giovanissimo padre di famiglia.
C'era una volta una casetta di campagna
L'avventura si apre di botto, senza spiegazioni auliche o terra terra. Boom, ci si trova sdraiati su di un letto, sotto le coperte e mezzi nudi. Una camera da letto molto spartana, povera, che mette in evidenza davvero pochissimi oggetti, sicuramente quellipiù fondamentali. Balza subito all'occhio che, oltre al protagonista biondino, vi sono altre due figure che presto si scoprono essere la figlia e (qua ci saremmo arrivati anche prima) il suo cane, tutti e due intenti a dormire ed a russare sonoramente. Un piccolo tutorial, per quanto in realtà non sia neanche segnato come tale, che ci porta ad imparare ed a prendere confidenza con le davvero poche interazioni possibili. Del resto, come scritto sopra, è poco più che un punta e clicca in tal senso. Ad ogni oggetto posto sotto l'esamina del nostro protagonista quest'ultimo darà una risposta, utile o meno, capace comunque nella maggior parte dei casi di guidarci lungo la storia. Si impara quindi da subito non solo a mettere mano alla maggior parte degli oggetti, ma che è anche possibile prenderli e metterli nell'inventario, così da poterli usare in futuro. Capita così di dover utilizzare un dato oggetto su una interazione all'interno della scena, in maniera tale che si possa progredire all'interno della storia. Un elemento atto probabilmente a rendere il videogiocatore un po' più attivo e meno passivo. Un artefice nella progressione dell'avventura e non soltanto un mero spettatore. Una scelta che ci sentiamo di definire azzeccata, anche per aumentare un po' di più la difficoltà del gioco, che altrimenti si rivelerebbe essere soltanto una storia narrata. Proprio questo poter recuperare oggetti ed utilizzarli per sbloccare meccanismi o comunque parti inaccessibili, fa sì che vi siano anche dei piccoli enigmi ambientali. La difficoltà non è mai troppo elevata, sebbene in alcuni casi preveda di spremere le meningi per poi capire che, la cosa da fare, è quella più ovvia. Come sempre del resto.
Dalla ricerca del padre ad una grafica fantasiosa
Come sempre non ci soffermeremo sulla trama per evitare spoiler di qualsiasi tipo che, in un gioco a storia guidata come The Little Acre, risulterebbe essere un danno enorme. Per salvaguardare la godibilità del prodotto ma al contempo dare informazioni utili basti sapere che l'avventura gira tutta intorno ad Aidan ed a sua figlia Lily e che il fulcro di tutto è la scomparsa del padre di Aidan, quindi il nonno di sua figlia. Proprio la scomparsa del nonno porta ad una avventura che nasce tra le quattro mura di una casetta di campagna e che finisce per portarci altrove, in zone del tutto inimmaginabili e che per certi versi non corrispondono neanche a qualcosa di reale. Un mondo strano, simile e diverso al contempo, che mostra però sempre di essere realizzato con una grafica molto attenta e che mira a riprodurre il dettaglio. Grazie anche ad un uso del colore astuto e brillante, viene enfatizzata la carica energica delle ambientazioni, che ben si sposa con una ricerca tutt'altro che frenetica. Il tutto, per fortuna, accompagnato anche da una musica leggera, piacevolissima, che non disturba il gameplay e contribuisce a rilassare. Soundtrack che riesce a risultare piacevole anche nei momenti di blocco totale, dove magari non si riesce a capire cosa fare per progredire.
Nonostante sia una avventura punta e clicca è possibile muovere il personaggio con il joypad, indirizzandolo dove più preferiamo per mettere in evidenza qualche oggetto piuttosto che un altro. Un sistema che di per sé sarebbe anche interessante, se non fosse che risulta essere davvero mal progettato. Il movimento del protagonista è legnoso e, complice la troppa lentezza del movimento, sembra in taluni casi andare anche a scatti. La sensazione di lentezza è tradita invece quando si volta il personaggio, o quando comunque lo si indirizza da una parte, con un movimento talmente fulmineo da spiazzare e rendere abbastanza ingestibile la guida del personaggio. Un sistema su cui Pewter Games Studios avrebbe potuto lavorare sicuramente meglio, e curare maggiormente in vista dell'uscita.
Per quanto sia abbastanza scontato in un gioco molto lineare come quello proposto da Curve Digital, non sono stati registrati problemi di bug o di glitch particolarmente importanti da precludere la godibilità del gioco.