The Dwarves - Birre, asce da guerra e tante storie
Un mese infuocato per THQ che a distanza di davvero poche settimane si ritrova ad affacciarsi con forza dirompente sul mercato dei videogiochi con ben due uscite. Da una parte Darksiders: Warmastered Edition e dall'altro un gioco che molti attendono, ossia The Dwarves. Una attesa per lo più incentivata anche dal trattare una delle figure fantasy più amate in assoluto non tanto per il loro aspetto, quando per il loro carattere burbero, scontroso, sempre pronto a buttare qualunque cosa sul piano fisico con una bella dose di pugni. Non possiamo però iniziare una recensione senza dare qualche accenno al progetto che sta alla base di questo nuovo titolo, soffermandoci soprattutto su un aspetto davvero importante. The Dwarves ha infatti visto la luce grazie a Kickstarter che, avendo raggiunto l'obiettivo prefissato dagli sviluppatori di King Art Games, ha permesso l'accesso del titolo sui maggiori store. Si tratta di un RPG dai contorni però parecchio limitati, questo perché molti aspetti propri dei giochi di ruolo sono stati eliminati ed hanno lasciato maggiore spazio al racconto di una vera e propria storia di cui, forse, siamo troppo spettatori passivi. Anche vero che questo King Art Games lo aveva premesso già nel titolo che ha impostato nella pagina Kickstarter.
Sono i nani che conosciamo?
Sì, esatto, sono i nani che siamo abituati a conoscere grazie alle molte saghe fantasy, tra tutte quella del Signore degli Anelli a cui il gioco si è ispirato per molte parti della storia. Vari combattimenti, soprattutto quelli più ostici rappresentati da imboscate e assalti a piccole parti di fortezze, sono chiaramentedi derivazione tolkieniana. Nonostante molte differenze interne, che ne caratterizzano anche il personaggio su scala più ristretta, i nani appaiono burberi, con un odio (non sempre condiviso da tutti) per gli elfi e un amore quasi viscerale per le armi e per la birra. Fa eccezione a questa serie di stereotipi il protagonista che ci troviamo ad impersonare, Tungdil, il quale a causa di vari problemi non viene cresciuto tra i nani ma tra gli umani, in particolare i maghi. Molto singolare, come il gioco stesso non smette mai di marcare, dal momento che chiunque apprezzi queste creature sa il loro essere poco portati (se non addirittura incapaci) verso la magia in generale. Infatti Tungdil non è un mago, e neanche un apprendista stregone, ma un semplice fabbro vissuto tra i pregiudizi degli umani verso di lui a causa della sua razza, tanto da guadagnarsi l'epiteto di "cavernicolo". Tutto nasce, ma non viene spiegato, nel tutorial a cui si è obbligati a partecipare dove si guida due nani particolarmente potenti nel tentativo di mantenere una posizione importantissima dall'assalto di orde e orde di orchi. Una battaglia in cui i numeri non sono benevoli, e dove si può subito assaporare l'enorme difficoltà di gioco, che si presenta soprattutto nella frenesia delle battaglie. I nani sono questo, asce e battaglie, e questo si ripercuote anche sull'avventura stessa che prende i connotati di un viaggio travagliato e mutevole. Solo Tungdil prende distacco da questi stereotipi ma, ritrovando alcuni compagni nani, si ritroverà anche a fare i conti con la durezza di queste creature burbere e scontrose. Due culture diametralmente opposte che si incontrano, che cozzano, ma che si ritrovano a dover collaborare per sopravvivere. Umani e nani non sono mai stati così vicini, a combattere i loro pregiudizi per sanare un male emergente fin troppo grande per entrambi.
Una storia ragionata
Abbiamo detto che gli elementi da gioco di ruolo sono prossimi allo zero, ed è vero, se non per la storia che invece mostra tutti i connotati propri di un RPG con i fiocchi. Ci ritroviamo a muovere Tungdil all'interno di scene e spazi, alla ricerca di elementi da trovare o cui con interagire, per capire meglio la storia e togliergli un effetto "TellTale" che altrimenti potrebbe in larga parte arrivarci, complice invece un altro aspetto. Gli spostamenti sulla mappa non avvengono muovendo il personaggio in prima persona, come potrebbe accadere in titoli open world, bensì mediante una pedina che può essere mossa da punto a punto, un po' come se si avesse di fronte una mappa di risiko ancora più frammentata al suo interno. Ogni punto può portare ad una scena da vivere e giocare, ma anche a scelte particolarmente ostiche per il nostro futuro all'interno del gioco. Scelte, in perfetto stile gioco di ruolo, che comportano l'ottenere importanti oggetti, punti esperienza e spunti di gioco che altrimenti non sarebbe raggiungibili e ottenibili. Un aspetto interessantissimo che aumenta notevolmente la longevità, dato che porta il desiderio di rigiocarlo un'altra volta da zero, magari per provare cosa sarebbe successo se si fosse fatta una cosa a differenza di un'altra. Il bello degli RPG insomma. È anche vero che però molti punti di questa mappa risultano essere vuoti e sprovvisti di eventi, tanto da apparire piuttosto noioso il muoversi da territorio a territorio. L'inserimento di eventi casuali in grado di destabilizzare il nostro cammino sarebbero stati graditi e non difficili da inserire, no?.
Gli elementi da gioco di ruolo tuttavia finiscono qua, per lo meno per quanto riguarda la gestione della storia, dal momento che i mercanti (per quanto presenti), vendono unicamente provviste e altri oggetti che aiutano unicamente per quanto concerne le battaglie. Insomma, altro modo per spendere quel denaro sarebbe stato gradito e, certamente, avrebbe reso meno noioso il vagare per la mappa nello svolgimento della storyline.
Battaglie senza quartiere
Il grosso di questo gioco riguarda le battaglie, abbastanza numerose all'interno della campagna. I nemici variano molto, dai semplici orchi a qualcosa di ben più complesso, come gli Albi (particolari elfi spiccatamente malvagi). La caratteristica principale di queste battaglie è tuttavia il numero dei nemici, dal momento che sono quasi sempre talmente tanti da sentirsi quasi schiacciati e impotenti. Una sensazione soltanto però, visto che grazie alle abilità speciali i nostri nani possono riuscire a portare la pelle a casa. A colpi d'ascia, di abilità e anche di arguzia. Certo, perché il gioco insegna quasi subito che non sempre affrontare i nemici di petto è una scelta intelligente, dato che il numero soverchiante fa sì che i punti ferita dei nostri eroi siano destinati a scendere in maniera esponenziale. Il bello di queste battaglie è proprio la difficoltà che riescono a generare anche a difficoltà più basse, come la "Semplice", che in alcuni frangenti mostra tutta la sua complessità. L'uso delle abilità, come il fare roteare l'ascia velocemente, o schiantarla al suolo per destabilizzare i nemici, è fondamentale per riuscire a cavare un ragno dal buco. Spesso e volentieri, inoltre, l'obiettivo principale non è scardinare le difese orchesche uccidendoli tutti, bensì fare in modo di assecondare alcuni obiettivi che variano a seconda del punto della trama in cui ci si trova.
Le battaglie sono comunque, senza ombra di dubbio, il piatto forte di questo The Dwarves grazie anche ad un comparto tecnico particolarmente ben realizzato. La grafica non è certamente perfetta, ma sicuramente riesce a entusiasmare e a dare un senso di interesse maggiore nell'abbattere i pelleverde.
The Dwarves
The Dwarves è un gioco sicuramente ambizioso, e ciò lo si può notare soprattutto dalla gestione delle battaglie che prevede un grandissimo numero di personaggi non giocanti pronti a scagliarsi sul nostro piccolo gruppo di eroi. La fisica la fa da padrona, con uno schiacciamento dei corpi ed una gestione della massa molto attenta. I combattimenti sono così gomito a gomito, oggettivamente complessi da gestire e da trasformare in una vittoria. Ecco che la difficoltà di questo titolo è piuttosto alta anche nelle difficoltà più basse, con la necessità di studiare nuove combo ed essere rapidi nello switchare da un eroe all'altro sul campo di battaglia, specie quando i punti ferita di uno di loro si approssimano allo zero. Fare arrivare a zero i punti ferita anche di un solo eroe comporta il termine della missione e il conseguente Game Over.
Graficamente parlando il gioco mostra più alti che bassi, con una realizzazione piuttosto precisa tanto dei personaggi quanto degli ambienti circostanti. Il problema principale sono i bug che lo affliggono che portano spesso e volentieri a crash inaspettati. Il gioco, specie nella sua fase iniziale, ha mostrato tante cadute al punto da risultare quasi ingiocabile. Ora, probabilmente grazie a qualche accortezza da parte degli sviluppatori, la situazione pare essere almeno migliorata. Il prezzo al momento è alto, forse eccessivo per un prodotto ancora acerbo e, purtroppo, afflitto da numerose problematiche tecniche. Consigliato quindi, per il momento, solo ai più pazienti ed a coloro che sono fan dei nani e degli rpg tattici in generale.
Pro:
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Grafica più che buona
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Storia intrigante e coinvolgente
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Pillole sulla razza nanica davvero interessanti
Contro:
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Problemi tecnici forti e numerosi
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Pochissimi elementi da RPG
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Sensazione di noia e ripetitività
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Prezzo troppo alto