Tyranny - Il male dilaga nel cuore dei forti
Il momento di crisi attraversato da Obsidian sembra essere stato superato con l'uscita qualche anno fa di Pillars of Eternity, un gdr che deve moltissimo alle note influenza di giochi di ruolo cartacei e non. Regole totalmente riviste, certo, ma che devono pur sempre molto ad una saga molto amata e che ha ancora molto da dare in ambito videoludico. Spesso modificata, a volte anche stravolta, il suo potenziale non è mai stato totalmente utilizzato. Pillars of Eternity, da questo punto di vista, aveva creato il giusto compromesso dando vita ad un sistema di creazione, e di progressione del personaggio, che appariva solido e davvero molto intrigante. La creazione del personaggio era pesante e permetteva di mettere mano anche nei più piccoli dei dettagli, finanche a modificare l'amatissimo background della nostra creazione. Tyranny riparte forte di queste nuove premesse ma con un macigno sulla schiena: il non poter fare passi indietro rispetto ad un titolo davvero ottimo come quello proposto anni prima da Pillars of Eternity. Una sfida che Obsidian ha raccolto e ha cercato di superare con questo Tyranny, nuovo titolo che, come vedremo, punta con forza inaudita su una spetto fondamentale dei giochi di ruolo: la trama.
Creazione del personaggio
La creazione del personaggio è un evento che intriga sempre molto e che, più è dettagliata, più in genere è in grado di soddisfare. Tyranny, da questo punto di vista, mostra una generalità che forse non ci si sarebbe aspettati, togliendo alcune importanti informazioni che Pillars of Eternity prevedeva di scegliere. In ogni caso, la prima cosa da fare dopo aver cliccato su "New Game", è sicuramente quella di scegliere il livello di difficoltà a cui si intende giocare. La scelta ricade su quattro possibilità più alcuni accorgimenti che si possono scegliere per aumentare la difficoltà interna alla nostra avventura. Abbiamo quindi la modalità storia (il livello minimo di difficoltà), quello normale, difficile e dannatamente difficile. Il gioco, a seconda di quale si sceglie, cambia davvero sensibilmente e nelle difficoltà più alte prevede l'utilizzo massiccio di elementi di micro-gestione, come fermare il tempo per utilizzare sempre abilità, oggetti e quant'altro. Un gioco che sa diventare particolarmente ostico, tanto da bloccare il videogiocatore per molto tempo su di una singola scena o, a volte, su di un singolo avversario. Le altre modalità che si affiancano al livello di difficoltà che abbiamo introdotto sono la modalità esperto e la "trial of iron". La modalità esperto di fatto annulla qualsiasi aiuto interno al gioco, lasciando il videogiocatore solo con sé stesso ed i personaggi del suo gruppo. La trial of iron, invece, prevede la possibilità di avere un singolo salvataggio che, alla morte dei propri personaggi, verrà cancellato in maniera inappellabile. Una sfida nelle sfide che devono raccogliere soltanto quelli armati di grandissima pazienza e pronti a mettersi in gioco a 360°.
Dopo la scelta della difficoltà di gioco che si intende intraprendere, partirà un breve filmato introduttivo di indubbio valore. L'esercito del signore supremo Kyros per 400 anni ha attraversato il mondo conosciuto e ora.. bè, questo lo scoprirete, ma adesso parte una delle parti nevralgiche di tutto il gdr: la creazione del personaggio. Balza subito all'occhio l'assenza delle razze tra cui scegliere, che però si scopre quasi subito non essere una mancanza, quanto piuttosto una esigenza di ambientazione che viene quindi "scusata" alla Obsidian. Certo, le razze aumentano la strategia, ma non potevano conciliarsi di fatto con il gioco previsto da Tyranny, diametralmente opposto a quello di Pillars of Eternity che infatti prevedeva la possibilità di selezionare una razza che non fosse quella umana. Dopo aver selezionato il tipo di corpo (se più o meno massiccio) e aver modificato volto e ritratto del personaggio che si intende fare, ecco che si viene spediti alla scelta della "storia". Non bisogna però lasciarsi ingannare da questo titolo perché non si ratta del background che il suo predecessore permetteva di selezionare tra tanti, bensì unicamente la scelta della classe. Scelta la classe ci sarà chiesta l'arma primaria che si intende far nostra nell'avventura e, dopo di essa, anche la seconda arma che si intende più usare che, di fatto, completerà dal punto di vista dell'impatto sul gioco il nostro personaggio. Questo, almeno, nella sua parte più macroscopica.
Dopo la scelta della "classe" e delle armi, infatti, si dovrà scegliere un aspetto piuttosto singolare del nostro personaggio che, da subito, fa capire la differenza di trama con Pillars of Eternity. Si può scegliere un vessillo, il nostro, che sia identificativo del nostro personaggio. Il vessillo è abbastanza personalizzabile non solo con i colori, ma anche con l'inserimento di elementi che possono più o meno adornarlo e renderlo più nostro e/o temibile. Scelto il nome del personaggio si arriva ad un'altra fase simbolo dei giochi di ruolo: la scelta delle caratteristiche. Si può scegliere di stanziare i punti come più si ritiene opportuno, andando ad indebolire o rafforzare una caratteristica piuttosto che un'altra. Esattamente come in giochi più noti di origine cartacea, come D&D e Pathfinder (ma anche molti altri), le caratteristiche risultano essere sei ma così suddivise: Forza, Accuratezza, Destrezza, Vitalità (leggermente differente dalla classica costituzione), Saggezza e Volontà. Non resta che mettere altri punti nelle abilità che ci vengono chieste per terminare la scelta del personaggio e passare al suo background più prossimo. Niente origini o quant'altro, ma unicamente le scelte che lo hanno caratterizzato durante la conquista di Kyros e come esse potrebbero aver plasmato il mondo di gioco.
Manca quindi, in definitiva, una forte scelta dell'origine che possa in qualche modo dare anche un orientamento di roleplay che un giocatore di giochi di ruolo sempre vorrebbe avere. Un elemento importantissimo dato l'elevato numero di interazioni che mettono a dura prova la morale del nostro personaggio. Una piccola mancanza che, però, si fa sentire.
Ragnatele di alleanze
Come scritto nell'incipit iniziale il grande punto di forza di questo nuovo titolo Obsidian è proprio la trama, uno degli elementi fondamentali di ogni gioco di ruolo che si rispetti. Dopo una creazione del personaggio che manca di profondità e che lascia un po' di amaro in bocca, ecco che finalmente si ha modo di toccare un tasto felice ma, soprattutto, rivoluzionario. In Tyranny non si è i classici eroi pronti ad imbracciare le armi per distruggere le armate del male, o tentare di eliminare il cattivissimo generale di turno. In Tyranny, probabilmente come suggerisce lo stesso nome, si è nei panni di una specie di sottoposto molto particolare al servizio di Kyros, un signore malvagio che mira ad assogettare il mondo al suo volere a suon di editti e conquiste. Il gioco si muove all'interno di questa sfera, dandoci la possibilità per una volta di essere alleati del male e di combattere, ovviamente, ciò che si intende per "bene". In realtà, a voler essere precisi, questo non è neanche del tutto vero, dal momento che la principale fonte di missioni sarà proprio la nostra condizione di intermediari. Ma intermediari tra chi? Semplice, tra i capi delle due forze di cui Kyros si serve per conquistare il mondo. Due gruppi totalmente differenti nel modo di approcciarsi alla guerra, con ideologie quasi parallele tra loro, in un perenne conflitto che spetta a noi cercare di mantenere quanto più possibilmente evitato. Ma Obsidian, grazie ad un interessantissimo modo di interazione con i png, ha messo in moto una modifica ai rapporti con le varie fazioni interne al gioco. Le nostre azioni influiscono in maniera talvolta pesante sui rapporti con alcune delle molte fazioni presenti, plasmando di conseguenza la storia e portandola ad avere un corso piuttosto che un altro.
Si tratta di una scelta intrigante, in grado di stuzzicare l'appetito di ogni giocatore di ruolo, che però non viene totalmente abbracciata. Le modifiche al corso della storia avvengono, ma sono di una portata quasi sempre insufficiente rispetto a quello che ci si immaginerebbe. Un potenziale che quindi c'è, si sente e si può percepire, ma che non viene purtroppo sfruttato in tutta la sua potenza. Il fatto che comunque non sia stato sfruttato in tutta la sua interezza, non significa che il gioco risulti essere mancante in qualcosa. Per niente: la ricchezza dei contenuti continua a rimanere ottima e, le modifiche alla storia, abbastanza interessanti.
Menù di gioco e elementi d'inventario
Balza subito all'occhio il menù di gioco interno, che finalmente sembra aver subito una modifica sostanziale. Non si tratta di aggiunte, che comunque sono microscopiche, quanto piuttosto di un ordine che finalmente risulta essere sensato e di facile interpretazione. I comandi relativi al gruppo dei personaggi sotto il nostro controllo si trova in basso a sinistra, mentre la serie di interazioni che investono i singoli in alto. Una suddivisione intelligente che, dopo qualche minuto, già risulta essere chiara e a dir poco efficace. Grazie a questa sistemazione del menù di gioco viene anche più semplice interagire con elementi fondamentali di Tyranny come ad esempio l'inventario dei personaggi al cui interno vi sono gli oggetti presi dai nemici ed i nostri. Da questo punto di vista l'influsso di Pillars of Eternity si fa sentire in maniera forte e decisa, il che non è esattamente un male, dal momento che risultava già a suo tempo essere interessante e di facile consultazione. Per capire se un oggetto in nostro possesso è più o meno utile di quello indossato da un nostro personaggio, basta passarvi sopra il mouse ricevendo ogni sorta di informazione.
Tyranny, nel suo essere ampiamente complesso a livello di dinamiche di gioco, si mostra tuttavia efficace e incredibilmente semplice nella interazione tra videogiocatore e gioco stesso. Un elemento di fondamentale importanza che, di sicuro, è stato fortemente voluto e studiato da Obsidian.
Un motore grafico sempre ottimo
La grafica di Tyranny non è cambiata quasi per niente rispetto al suo illustro predecessore Pillars of Eternity. Gli ambienti di gioco risultano sempre essere disegnati con una qualità eccellente, in grado di catturare lo sguardo e di non far rimpiangere minimamente il realismo che altri giochi, anche del settore, spesso richiedono. Le scene di gioco risultano quindi essere in grado di colpire, con una mania del dettaglio unica e soddisfacente. L'unica pecca di questo nuovo Tyranny non risiede nella grafica, quanto piuttosto nelle zone che ci troviamo ad attraversare che non hanno più la profondità e la grandezza del predecessore. Sembrano essere sempre molto piccole e facili da esplorare, senza dar modo al videogiocatore di perdersi nella esplorazione come poteva accadere invece in passato.
Il comparto audio invece torna a non deludere e, anche in questo caso, fa il suo lavoro senza mai deludere, accompagnando alla perfezione anche le fasi più salienti del gioco.
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Tyranny
Che Tyranny avesse tutte le premesse e tutte le carte per essere un grandissimo gioco già lo si sapeva. Che fosse in grado di continuare senza interrompere la genialità di un ritorno al classico, perpetrato attraverso l'uscita di Pillars of Eternity, non era invece per niente chiaro. Il titolo Obsidian, pubblicato da Paradox, mantiene gran parte della grandiosità del predecessore unendovi un qualcosa di nuovo che si respira soprattutto a livello di trama. La scelta di far vivere il personaggio tra le schiere del male è un qualcosa di profondamente rivoluzionario e che, sicuramente, risulta essere intrigante. Per una volta, infatti, ci si può abbandonare alle più totali nefandezze con la coscienza a posto. Del resto si è nel personaggio.
Forte di queste premesse Tyranny ha semplicemente rinnovato l'interfaccia, dandogli un tocco più immediato e scorrevole, rendendo quindi anche più fluido il gioco stesso. Le mappe di gioco risultano invece essere troppo piccole nella loro realizzazione, ammazzando neanche poco l'esplorazione. Dal punto di vista grafico il gioco è intrigante e come sempre molto bello da vivere. Un lusso che non tutti i giochi del genere possono vantare.
Dall'alto della sua rigiocabilità la longevità del titolo è praticamente infinita, con scelte morali e fisiche che spesso cambiano il mondo di gioco (sebbene in alcuni casi ci si aspetterebbe di più). Manca la lingua italiana, che per un gioco del genere è una mancanza a dir poco stratosferica. L'inglese utilizzato non è di facile comprensione e, mi sento di dire, consigliato unicamente a chi lo mastica molto bene. Si spera in una patch di traduzione che di certo renderebbe il gioco molto più bello ma, soprattutto, godibile da tutti.
Pro:
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Atmosfera di gioco nuova e intrigante
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Finalmente una trama originale
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Grafica come sempre sublime
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Fase "Conquista" davvero epica
Contro:
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Mappe spesso troppo ristrette
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Creazione non profonda del personaggio
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Mancanza forte della lingua italiana