Far Cry 6 - La dittatura militare che reprime gli ideali dei cittadini di Yara ha le ore contate
La serie di Far Cry è nuovamente salita alla ribalta con un nuovo titolo della serie. Chi conosce la serie, infatti, sa in realtà cosa potrebbe aspettarsi dal nuovo titolo di Ubisoft: un nuovo strepitoso villain, una storia che vede il debole tentare di ribaltare il potere totalitario, esplorare mappe gigantesche. Quelli appena elencati sono senza dubbio i maggiori aspetti che qualunque fan di Far Cry oramai è abituato a vedere e conoscere. Sono queste, dunque, le uniche novità da attendersi? La risposta è sia un sì che un no, perché Far Cry 6 non è minimamente stato progettato per rivoluzionare la serie, quanto più per cercare di consolidare i punti di forza emersi da Far Cry 5, nella strenua lotta contro il fanatico Joseph Seed. Ubisoft ha cercato di migliorare i punti di forza della serie, questo è evidente, ma per farlo è dovuta scendere a compromessi con aspetti che non tutti potrebbero gradire. La prima grande notizia per noi italiani è, infatti, senza dubbio la mancanza della localizzazione; in altre parole, la nostra lingua non è presente se non a livello di sottotitoli. Non brillano per qualità neanche le altre localizzazioni, senza eccezione per quella inglese, che sembrano a un livello quasi dilettantistico. L'unica grande eccezione sembra rappresentata dallo spagnolo, su cui hanno puntato evidentemente di più, forse sulla base dell'ambientazione stessa del titolo.
El Presidente ha delle sorprese per voi
Far Cry 6 è ambientato nella Repubblica di Yara, una sorta di nazione che si trova all'interno del mare dei Caraibi e che ha, al suo interno, diverse isole tropicali. Proprio lì il governo ha subito nel corso degli anni diversi cambiamenti, passando da un regime totalitario a una repubblica, per poi tornare sotto il controllo dei militari a seguito della rivoluzione guidata da Anton Castillo. Anton Castillo, interpretato magistralmente dal noto attore statunitense (di origini italiane) Giancarlo Esposito, è il vero e principale antagonista della serie, cresciuto attraverso ideali fascisti e intenzionato a sottomettere e soggiogare qualsiasi entità interna all'isola di Yara. Le intenzioni dispotiche di Castillo sono supportate, come spesso siamo abituati a vedere quando si tratta di Far Cry, da altre persone a lui fedeli, che di fatto vanno a suddividere la grande isola di Yara in più "piccole" zone. Le regioni sono un totale di 5, divise a loro volta in distretti più geograficamente circoscritti: Isla Santuario, Zamok Archipielago, Madrugada, El Este, Valle de Oro e Esperanza.
Come per ogni dittatore della storia, a muovere Anton Castillo c'è un'ideologia di fondo che poi viene -più o meno volutamente- distorta. Nel caso di Castillo la sua volontà è quella di ripristinare la grandezza dell'isola di Yara (apertamente ispirata alla reale Cuba), andando a sfruttare le immense piantagioni di tabacco. Non un tabacco fatto e finito però, bensì il Viviro, una sorta di modifica genetica che rende la pianta un farmaco capace di curare il cancro. Una visione delle grandiosa e molto umana, non trovi? Eppure non è tutto oro ciò che luccica, infatti il dittatore per produrre il Viviro sfrutta a pieno la manodopera dell'isola, dividendo la popolazione in due schiere. Da una parte ci sono gli yariani, dall'altra i finti yariani, ossia i più poveri e gli oppositori politici (quei pochi che hanno la "fortuna" di non essere immediatamente giustiziati). Come se non bastasse, per produrre il farmaco Anton Castillo ha dato il via libera alla liberazione di una tossina velenosa, che di fatto sarà al centro della storia e dei suoi sviluppi.
L'inizio del gioco si sviluppa proprio da queste premesse, gettandoci nei panni di un ragazzo (o una ragazza, dipenderà dalla scelta del giocatore) di nome Dani Rojas che, neanche a dirlo, diventerà l'eroe dell'isola. Dani ha come idea principale quella di lasciarsi ogni problema alle spalle e raggiungere la vicina America, ma è un obiettivo che sarà costretto a rivisitare quando durante un rastrellamento delle truppe di Castillo muore il suo migliore amico. Dopo una lunga lista di accadimenti più o meno caotici e improbabili, finiremo per raggiungere il campo base di Libertad, guidato da Clara Garcia. Libertad è di fatto l'organizzazione che si oppone idealmente -e materialmente- al dispotismo di El Presidente.
Nonostante Dani Rojas vada a far parte di Libertad, è bello come la narrazione vada a mettere in chiaro ogni suo "dubbio" riguardo il coinvolgimento. I dubbi interiori del nostro personaggio, in contrasto con una Yara tra due fuochi, rende la narrazione una vera chicca da apprezzare.
Un open-world condito da molte cose da fare
Proprio come ogni altro Far Cry, anche il 6 offre una discreta quantità di cose da fare che possono rivelarsi un toccasana per distribuire meglio le ore di gioco. Per staccare dall'incessante lotta alle truppe di Castillo, infatti, è possibile sfruttare dei meccanismi di gioco alternativi che divertono e offrono -appunto- un qualcosa di diverso. Mi riferisco per esempio alla confermatissima caccia e pesca, con animali abbastanza diversi da quelli incontrati nel 5, e che permettono non soltanto di spezzare il ritmo di gioco ma anche di racimolare qualche denaro con cui acquistare i potenziamenti. L'altra aggiunta molto particolare e molto in tinta con l'ambientazione è la lotta tra galli, che ricorda tantissimo un picchia-duro a incontri.
Per quanto riguarda gli eventi più legati alla storia, non mancano gli insediamenti da liberare. Proprio come in Far Cry 5 ci sono due diversi modi per approcciare un insediamento, uno più redditizio (ma forse meno divertente) e uno che garantisce meno bonus ma che fa salire l'adrenalina alle stelle. Il metodo che è più redditizio è ovviamente affrontare l'insediamento in modalità stealth, dal momento che uccidere tutte le guardie senza che esse suonino l'allarme permette di guadagnare ricompense extra. Quella più divertente, pari-passo, è presentarsi alla porta d'ingresso con il mitragliatore in mano e fare un bel po' di casino.
Nel nostro seminare il caos non saremo per fortuna soli, perché ad arricchire l'esperienza vi sono i compagni. La serie di Far Cry ci ha abituato a compagni strambi, ma nel 6 questa cosa si amplifica fino a livelli quasi assurdi. Il primo compagno è un coccodrillo di nome Guapo, fedelissimo assalitore delle truppe di Castillo che sarà completamente al nostro comando. Oltre a lui si uniranno alla battaglia anche creature alquanto improbabili, come un cane con due zampe e un gallo assassino.
Alta possibilità di personalizzazione
La vera -e forse unica- grande novità di Far Cry 6 risiede nella immensa personalizzazione che si può fare a livello di armi e, in realtà, anche di equipaggiamento difensivo di Dani. Le armi sono molto varie e possono a loro volta beneficiare di miglioramenti che è possibile installare mediante dei banchi di lavoro. Spendendo delle risorse, che si trovano facendo razzia dell'ambiente circostante, possiamo migliorare elementi quali il caricatore, il mirino, la tipologia di proiettili e così via. Rendere le armi più potenti è di vitale importanza se vogliamo far fuori le guardie più potenti del dittatore di Yara, senza rischiare inutilmente la vita. Oltre alle armi normali, modificabili ampiamente, è anche possibile mettere mano alle armi leggendarie, ossia già forti di loro, che si trovano sparsi per la mappa dell'intera isola. Mettere mano a queste armi non è affatto facile, poiché oltre a combattere spesso è necessario comprendere l'ambiente circostante e cerca di risolvere dei piccoli "enigmi" ambientali. Per quanto non sia immediato, vi assicuro che le armi leggendarie ripagheranno sufficientemente questo sforzo.
Come abbiamo appena accennato, una personalizzazione c'è anche a livello di equipaggiamento difensivo. Cosa significa? Significa che è possibile ottenere anche parti di indumenti. Gli indumenti spesso e volentieri fanno parte di "set" più ampi che, se completati, garantiscono bonus unici a Dani. Tutto questo, oltre a rendere i combattimenti più vari, permette di moltiplicare gli approcci offensivi e difensivi.
Far Cry 6
Come avrete notato nel corso della recensione, Far Cry 6 consolida le basi del 5 e aggiunge poco di nuovo. Non c'è niente di male in questo, del resto la serie di Far Cry ha sempre meravigliato per la sua vastità e la sua originalità a livello di trama, e tutto questo è rimasto inalterato. Quel che un po' perde è a livello di ambientazione, perché l'ambiente circostante è caotico e spesso molto simile, finendo per creare confusione nelle fasi più concitate del gameplay. L'antagonista Anton Castillo è indubbiamente uno dei migliori villain della serie, capace di stupire con le sue decisioni e a farsi odiare a 360°. Questo, in realtà, è possibile anche e soprattutto grazie alla immensa recitazione dell'attore Giancarlo Esposito, che si conferma uno dei migliori in circolazione. Una nota di merito va invece alla grande possibilità di personalizzare le armi, così come alla grande varietà di strumenti di morte che è possibile trovare sparsi per la mappa. Alcuni sono improbabili e forse un tantino troppo esagerati (il lanciarazzi sulla schiena è un qualcosa di profondamente odioso), ma in generale riescono a fare il loro sporco lavoro. In tutto questo un grande "peccato" per la mancanza della lingua italiana, se non a livello di sottotitoli. In un gioco del genere, così caotico e così frenetico, risulta difficile stare dietro ai commenti scritti a schermo. Dato che il parlato inglese è abbastanza osceno, e dunque si ha la necessità di lasciare quello spagnolo, leggere i commenti è obbligato.
Pro:
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Graficamente eccezionale e con pochi rivali
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Trama avvincente e ricca di colpi di scena
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Anton Castillo è ai livelli dei suoi precedessori
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Ampia personalizzazione e open-world ricco
Contro:
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Ambientazione tropicale sottotono
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Alcune cose troppo "esagerate" e poco credibili
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Mancanza della lingua italiana