Death Stranding - La folle opera di Kojima sbarca anche su PC
Sin da quando il gioco è uscito per console si era a conoscenza di una sua uscita su computer. Era davvero solo questione di tempo; la recensione di questa opera monumentale di Kojima non può quindi che essere una integrazione di quella fatta per le altre versioni. L'accoglienza di questo titolo su console è stata brillante, non tanto per le sue meccaniche (spesso -magari sbagliando- definite monotone), ma per l'immensa trama che ha alle spalle. Una trama forte, a volte anche folle, che ha spinto migliaia di giocatori e continuare capitolo per capitolo, cercando di cogliere tutto ciò che Death Stranding, nel suo profondo, ha cercato di trasmettere. Definire quindi Death Stranding un mero "simulatore di camminata" è quanto di più possibile e superficiale si possa fare. Il titolo di Kojima è molto di più; è un brillante spunto di riflessione capace di far riflettere, e non solo in virtù della difficoltà abbastanza palese di comprenderne le trame. Allora perché molte persone lo hanno definito un simulatore di camminata? Se non è questo, cos'è? Tutti interrogativi a cui cercheremo di rispondere nel corso della recensione, analizzando punto per punto uno dei giochi più attesi del 2019, che adesso è diventato giocabile anche per i giocatori su pc.
Non un semplice simulatore di camminata
Incappare in questo errore è molto facile, perché chi giocasse solo i primi tre capitoli, potrebbe non arrivare a cogliere quello che è realmente lo spirito del gioco. È vero, le meccaniche base prevedono il trasportare pacchi da una zona A a una zona B, ma Death Stranding non è solo questo. Partiamo però dall'origine, ossia da quello che effettivamente è il titolo. Il protagonista è Sam Porter Bridges, un corriere che ha la missione di trasportare oggetti utili e ricollegare i vari punti di aggregazione a una rete internet panamericana, che il gioco chiama "rete chirale". Lo scopo della rete chirale è quella di ricollegare parte degli ex Stati Uniti d'America, distrutti e sull'orlo del baratro a causa di un grave disastro. Essendo Sam un corriere, è ovvio che gran parte del gameplay sarà proprio muoversi per la mappa per portare provviste e materiali da una zona all'altra, ma c'è da dire che Kojima ha inserito di tutto, pur di non far mai venire troppo a noia questo meccanismo che, come è normale che sia, può sembrare parecchio ridondante. Si tratta di una escalation del gameplay, in continua evoluzione, che prevede l'inserimento di sempre nuove meccaniche e attrezzature di gioco, che finiscono per rinnovare l'interesse e creare nuove sfide. Alla lunga queste "implementazioni" aiutano moltissimo, tanto da rendere molto più semplice il trasporto dei pacchi da una zona all'altra, permettendo così di concentrarsi su quello che è senza dubbio il fulcro del gioco: costruire. Si può, grazie ai materiali, dare vita a vere e proprie costruzioni che andranno ad arricchire l'open world e allo stesso tempo saranno di aiuto per le nuove consegne. È possibile, per esempio, costruire dei lunghi e resistenti ponti che attraversano fiumi, rendendo così possibile attraversare quest'ultimi senza perdere tempo ad aggirarli, allungando il tragitto di molti chilometri.
Proprio le costruzioni sono al centro, in realtà assieme ad altri più piccoli fattori, dell'elemento social/online. Tutto ciò che costruiamo, è in condivisione con altri giocatori che partecipano alla nostra sessione di gioco. In altre parole, ciò che costruiamo noi, possono utilizzarlo altri giocatori; viceversa, quello che costruiscono loro, possiamo usufruirne noi. Death Stranding è anche questo, una cooperazione indiretta (non sarà possibile vedere gli altri giocatori sulla mappa, ma solo le loro opere) che ha lo scopo di raggiungere un obiettivo comune. Anche se i giocatori non sono visibili sulla mappa, lasciano tracce del loro passaggio, mettendo like, avvisi e altro ancora. I like, tra le altre cose, sono il metro più palese per caprie se una propria costruzione ha facilitato la vita a molti giocatori, oppure se è stata una aggiunta superflua di cui molti hanno fatto a meno. Giocare in questa maniera ovviamente facilita moltissimo l'esperienza di gioco, anche se c'è da dire che Kojima ha messo un paletto -giusto- niente male: gli elementi che si sbloccano più avanti nel corso della storia costruiti da altri giocatori non appariranno, almeno fino a quando anche il giocatore non avrà modo di sbloccarli. Rimane il fatto che sfruttare le costruzioni di altri giocatori facilita moltissimo, per questo il gioco ha una opzione che permette di disabilitare questa "funzione online", lasciando tutto nelle mani del giocatore di turno.
Una trama complicata con interpreti d'eccezione
Death Stranding è un gioco che punta fortissimo non tanto sul comparto tecnico, quando piuttosto sulla trama. In fase di recensione è alquanto complesso parlare della trama e dell'ambientazione, questo a maggior ragione in un gioco molto complicato. Kojima ha infatti dato il meglio di sé nell'intrecciare un numero incredibile di elementi, spesso anche incomprensibili se presi singolarmente, destinati a rendersi evidenti solo quando il quadro emerge in tutta la sua completezza. Certo, mettiamo le cose in chiaro: non è facile comunque comprendere l'immensa e filosofica trama del gioco. Da questo punto di vista potremmo davvero dire che Death Stranding non è per tutti.
Il genio di Kojima emerge sotto ogni aspetto, da quello più banale a quello più originale. Forse proprio questo, l'incredibile estro del creatore che si riflette nella sua opera, rende Death Stranding un covo di questioni filosofiche affrontate in maniera molto caotica, come se non ci fosse stato qualcuno ad affiancare Kojima per mantenerlo su binari comprensibili. Tutti i riferimenti finiscono così o per non essere colti, o per finire in un grande contenitore di spiegazioni e interpretazioni, una specie di calderone abbastanza noioso all'interno del quale si trovano elementi diversi e non per forza necessari. Anche questo, il non-capire o comunque il desiderio di fare chiarezza, porta il videogiocatore a proseguire nell'avventura, capitolo dopo capitolo. Se i primi tre capitoli hanno grandi e brillanti rivelazioni, non hanno però niente a che vedere con l'esplodere del quarto capitolo, che al suo interno ha questioni infinitamente più complesse. È proprio il quarto capitolo a condurre per mano il giocatore in quella folle "storia", portandolo a proseguire quasi per inerzia. Una inerzia non dettata dalla noia, ma dalla volontà di comprendere una trama molto difficile, che ad ogni capitolo viene arricchita con rivelazioni o spiegazioni molto criptiche.
Anche su computer il gioco brilla
Se su console il gioco è stato di per sé un successo anche graficamente, lo stesso lo si può dire a gran voce anche per il pc. La grafica è notevole, ma ancora più notevole è l'ottima ottimizzazione che è stata assicurata a Death Stranding dalla software-house di sviluppo. La cosa che più balza all'occhio è un pieno supporto a qualsiasi nuovo aspetto che i computer potrebbero ormai avere, incluso il widescreen. Non ci sono cali di frame notevoli quando si gioca e la grafica risulta essere piacevolmente pulita. C'è da dire che non è poi molto dissimile da quella su PlayStation 4, infatti sono poche le impostazioni grafiche che sono state aggiunte al titolo. In realtà Death Stranding è di per sé spettacolare anche su PlayStation 4, quindi il fatto che abbiano aggiunto pochissime funzionalità grafiche non deve fare disperare.
La conversione ha quindi fatto un lavoro eccellente, e si denota anche dal supporto di mouse e tastiera. Grazie a questi strumenti di controllo si può facilmente accedere a qualsiasi menù, in maniera rapida e precisa. Anche da un mero punto di vista del menù Death Stranding risulta quindi molto godibile nella sua versione PC, su questo aspetto anche in maniera superiore alla controparte console.
Death Stranding
Death Stranding è il gioco più folle a cui ultimamente si potrebbe aver giocato. Il genio di Kojima ha avuto carta bianca e questo lo si può notare lungo tutto l'arco narrativo, soprattutto a partire dalla fine del terzo capitolo. Il vero pezzo forte è proprio la trama, complessa e di difficile comprensione, ma che riesce a stupire a suon di elementi apparentemente casuali, ma che poi si rivelano essere pedine fondamentali per la storia. A rendere ancora più appetibile il gioco è il cast d'eccezione, con attori di immenso talento e incredibile bravura, come Norman Reedus (nei panni del protagonista Sam) e Mads Mikkelsen. Ma in realtà ci sono molte più facce note, queste due sono forse quelle più lampanti. La conversione per computer è a dir poco eccezionale e ha aggiunto una giocabilità migliore grazie all'innesto di mouse e tastiera, che permettono di destreggiarsi al meglio tra i molti menù di gioco. Graficamente non è poi molto diverso da quello visto e ammirato su PlayStation 4, ma in realtà c'era poco da migliorare in tal senso. Molto meglio invece giocare con il frame rate sbloccato, che rende tutto Death Stranding molto più fluido e giocabile.
Pro:
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Perché perdersi il genio di Kojima se non si ha una console?
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Giocabilità molto migliorata grazie a mouse e tastiera
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Giocare con il frame rate sbloccato è tutta un'altra cosa
Contro:
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Il sistema di combattimento continua a non brillare
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La narrazione dei primi capitoli stenta a decollare