Sid Meier's Civilization VI - L'alba delle civilità arriva anche su console
A poco più di tre anni di distanza, Civilization VI sbarca su console, abbandonando quella che da sempre è la sua piattaforma principale, ovvero il computer. Una scelta intelligente, perché permette di arrivare anche a tutti quei giocatori che per svariati motivi hanno soltanto una console, o comunque giocano soltanto con essa. I motivi per cui Civilization è sempre stata una serie prevalentemente basata sulla sua versione PC è palese. I comandi sono moltissimi, così come le cose da fare, al punto che una interfaccia tanto complessa è più facilmente gestibile con mouse e tastiera piuttosto che un joypad. In Civilization VI più che in tutti gli altri, data l'altissima mole di contenuti dovuti grazie alle espansioni e ai DLC, questo problema si fa sempre più evidente. Il lavoro dei programmatori per riadattare questo gioco immenso è quindi tantissimo, da qui la curiosità di capire se sono riusciti o meno a renderlo adatto ai controlli della console o meno.
Il solito, immenso, Civilization di sempre
La prima cosa da dover dire sul gioco è che non è cambiato in nessuna parte. Non è stato aggiunto niente, ma non è neanche stato tolto niente. Tutto è uguale al computer, dando così modo agli amanti della console di potersi gustare l'alba delle civiltà senza troppi limiti. Dato che i contenuti sono rimasti gli stessi e che a cambiare è stata soltanto l'interfaccia, non rimane altro che parlare ancora una volta di cosa è davvero Civilization e, in particolar modo, questo suo sesto capitolo.
Civilization è una serie molto complessa, dagli ampi contenuti, che porta il giocatore a poter guidare la nascita di una civiltà nel corso del tempo. Uno strategico che permette di scegliere un famoso leader storico e, con i suoi bonus (e quelli della civiltà che si sceglie), guidare la civiltà a partire dall'età della pietra fino al futuro, quando si è in grado di lanciare gli uomini nello spazio. Dal passato più remoto al futuro. Il bello di Civilization è proprio la sua struttura a turni, dove è possibile pensare a ogni frammento di strategia e dove è possibile plasmare civiltà sempre differenti, scegliendo percorsi di ricerca e politici differenti ogni volta. Proprio per renderlo più vario e difficile il gioco prevede vari tipi di vittoria, tra cui: dominazione, culturale, scientifica, religiosa e diplomatica. In base alle scelte che si vanno nel corso delle ere, si è sempre più vicini a una vittoria o all'altra. Ma attenzione, perché insieme alla nostra civiltà di paripasso si sviluppano anche le altre, che possono essere valide alleate o terribili nemiche. La diplomazia è scelta in prima persona dal giocatore, risultando negli anni l'unico vero tallone d'Achille per la serie di Civilization. Il punto debole che cambia, proprio per questo, faccia a ogni edizione che passa. In questo Civilization VI, come vedremo, la situazione è un po' migliorata, ma purtroppo ancora distante dalla vera soluzione definitiva, presentando infatti qualche acciacco di troppo.
La vera modifica proposta dal team di sviluppo nello sviluppo della civiltà (non delle città, su quelle parleremo dopo) è dividere in Civilization VI le barre di ricerca in due diversi filoni, slegati l'uno dall'altro. Il primo filone di ricerca è quello scientifico, il più classico, dove è possibile scoprire tecnologie utili a far progredire le proprie genti. L'altro è quello culturale, o per meglio dire politico, dove è possibile sviluppare nuove strutture ma, soprattutto, affinare la propria organizzazione politica. Se c'è un vero merito di questo Civilization VI, è proprio quello di riporre maggiore attenzione e dettaglio anche alla situazione politica della propria civiltà, potendo scegliere tra diverse forme di governo che, proprio per la loro differenza, garantiscono bonus e malus differenti.
Lo sviluppo cittadino cambia in ogni sua forma
Ci sono due diverse cose da dire sull'argomento: l'impatto della fondazione di nuove città sul gioco e lo sviluppo "urbano" delle città. In Civilization V, il predecessore, fondare una nuova città significava raschiare il fondo del barile della "felicità", ossia un valore che identificava il numero di cittadini contenti del proprio operato all'interno del nostro impero. La felicità si poteva aumentare o attraverso alcuni appositi edifici contraddistinti da una faccina gialla sorridente, oppure avendo accesso alle "risorse di lusso", ossia dei beni che si potevano trovare sulla mappa di gioco e che andavano posti all'interno dei propri confini per poterne beneficiare (in realtà c'erano anche altri due metodi per farlo). In ogni caso non era facile né costruire molti di quegli edifici, né ottenerli in quel secondo modo. La conseguenza? La consueguenza principale di questo aspetto erano partite con pochissime città all'attivo, quando se ne creavano cinque o sei erano già tantissime. Il valore della felicità è stato totalmente rivisitato in Civilization VI e slegato dal crescere di città o dei suoi cittadini interni. Questo cambiamento epocale fa sì che adesso la tendenza sia quella esattamente opposta: fondare più città accresce il potere del nostro impero. Una scelta a nostro avviso molto più sensata, che da modo di fondare un grandissimo numero di città, aumentando di conseguenza la strategia che si annida dietro ogni singola partita.
L'altro immenso cambiamento già citato è quello relativo all'urbanistica di ogni singola città in nostro possesso. Già nel predecessore ogni cosa che si costruiva, finiva per apparire all'interno della città quando la si guardava dalla consueta visuale dall'alto. Questa cosa è stata mantenuta e, per certi versi, anche espansa. Adesso i programmatori hanno previsto l'istituzione dei "distretti", ovvero delle zone che è possibile costruire attorno alle città e che funzionano come veri e propri poli per la caratteristica scelta: culturale, religiosa, portuale, militare, industriale e così via. Ce ne sono davvero molti e permettono di specializzare alcune città in alcuni ambiti, proprio come è accaduto nella vera storia della civiltà. Non basta più, ad esempio, costruire una città in prossimità del mare affinché si possa costruire navi e edifici legati alla marina. Adesso è possibile costruire la città anche un poco più distante, creandovi poi il distretto porto, unica cosa per davvero dare a quella città una impronta marittima. Senza il porto non è possibile costruire navi, come neanche edifici legati allo sfruttamento delle caselle acquatiche.
Guerra al passi con i tempi
La guerra da sempre è uno degli aspetti più entusiasmanti di Civilization. Di solito va paripasso con la scienza, quindi più una civiltà è avanzata tecnologicamente, più ha chance di portare a casa la vittoria, annientando con più semplicità gli eserciti nemici. Questo aspetto, realistico, è stato mantenuto in Civilization VI, con l'aggiunta però di un po' di sano pepe per tutti coloro che puntano alla guerra come strumento per raggiungere la vetta. Prima fare la guerra era complesso, poiché bastavano poche strutture difensive per rendere davvero snervante un assedio. Avere delle mura, ad esempio, rendeva la città in Civilization V capace di poter far piovere a ogni turno una raffica di difesa parecchio forte contro gli assedianti. Viene da sé immaginare come attaccare potesse essere snervante, vedendo moltissime unità venire distrutte prima di poter anche solo prendere una misera città avversaria periferica. Per fortuna in Civilization VI la guerra torna ai suoi antichi fasti, poiché le città non sono più in grado di difendersi da sole, senza una qualche unità all'interno che possa aiutarla a ricacciare indietro i nemici. Le mura aiutano molto, ma non sono più fortissime, rendendo tuttavia giustamente difficile prendere una città senza strumenti d'assedio a supporto. Per buttare rapidamente giù le mura servono arieti, torri d'assedio, catapulte, cannoni e così via.
Con una guerra molto più utile e rivisitata, adesso si può finalmente contrastare un minimo l'egemonia della scienza, che portava i giocatori, nei capitoli precedenti, a una sfrenata corsa alla scienza e alla costruzione di meraviglie. Anche le meraviglie in effetti sono state ritoccate. Come sempre riescono a dare dei bonus incredibili per la propria civiltà una volta costruite, ma con un fattore da non sottovalutare: adesso non sono più costruite all'interno della città, bensì all'esterno, in una delle caselle nel suo perimetro. Dato che alcune meraviglie necessitano di zone apposite, viene da sè capire che uno stesso giocatore difficilmente (quasi impossibile) può accaparrarsi tutte le meraviglie del gioco, cosa che accadeva nelle versioni passate. Non è più fondamentale soltanto la scienza per anticipare gli avversari, ma possedere anche città -e terreni- adatti a ospitarle.
Console e modifiche al menù di gioco
Iniziamo con il dire che su console, da un punto di vista dei caricamenti, Civilization VI si comporta egregiamente. Sia l'avvio di nuove partite, sia il caricamento nelle fasi più avanzate della partita, è piuttosto rapido. Non c'è molto da aspettare tra un turno o l'altro, anche quando all'interno della mappa di gioco iniziano ad esserci sia molte città, sia molte unità proprie, alleate o nemiche. Caricamenti rapidi, che di fatto permettono di avere sempre l'attenzione sul gioco.
Anche gli stessi menù sono stati ritoccati, questo per permettere su console di avere sempre sotto controllo tutti i pannelli secondari che su pc possono essere raggiunti con pochi click. Su console tutto è stato delegato ai tasti dorsali del joypad, rendendo quindi comunque molto facile accedere a tutte le schermate di controllo, utili ai giocatori più esperti (o solo più attenti) per tenere sotto controllo lo sviluppo della propria civiltà e quello dei suoi nemici. Una nota negativa va alla staticità di alcuni elementi visivi, come la barra riassuntiva in alto, quella dove sono espressi i valori, per turno, dei punti cultura, scienza, denaro e così via. Il fatto che la barra sia fissa rende la fruibilità di Civilization VI difficile per chi possiede un televisore OLED. Basterebbe davvero pochissimo per eliminare questo aspetto negativo, come il rendere un po' più dinamica quella barra, affinché non rimanga immobile anche durante la fase di caricamento. Per esempio, renderla più trasparente.
Sid Meier's Civilization VI
Civilization VI è stato un vero e proprio capolavoro su computer, che abbiamo recensito con molta felicità qualche anno fa, in prossimità della sua uscita. Ci siamo tornati qualche tempo dopo, con l'uscita di Gathering Storm, la sua grande espansione che ha portato grandissimi cambiamenti, come le catastrofi naturali e la possibilità di convocare delle assemblee, valorizzando il gioco politico. Su console tutto è rimasto invariato, il che è un aspetto per me importantissimo. Tutti coloro che amano Civilization VI possono finalmente mettere mano a un gioco estremamente valido, che si presta alla perfezione anche su console. Nonostante sia un gioco che da il meglio di sé su una piattaforma come quella PC, su console non delude mai. Proprio per questo motivo, mi sento di consigliare attivamente Civilization VI su console sia a tutti coloro che vogliono cimentarsi nella sfida anche su PlayStation 4, sia a chi non ha un PC adatto a giocare a Civilization VI, ma possiede una console.
Pro:
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Tutti gli aspetti sono stati mantenuti
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Interfaccia grafica nel complesso molto ottimizzata
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Caricamente abbastanza rapidi
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Il solito grande Civ di sempre sbarca finalmente anche su console
Contro:
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Si trascina dietro i problemi del gioco PC
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Un po' di dinamicità nell'interfaccia grafica non avrebbe guastato (Qualcuno ha detto Oled?)