Wolfenstein: Youngblood - Non una transizione ma un insolito continuo nel mondo nazista
William J. Blazkowicz, in The New Colossus, aveva saputo letteralmente sfondare il tabù di un genere sparatutto incapace di evolversi ma di portare avanti, in parallelo, anche una storia affascinante e godibile. Le gesta di Blazkowicz sono
memorabili ed escludendo i DLC (o almeno, parte di essi), Bethesda è riuscita davvero a realizzare un gioco incredibile e divertente. Con Youngblood il tentativo è quello di ripetere le orme del predecessore, ma cercare al contempo una innovazione
specifica, che lo porti ad essere un insolito cooperativo multigiocatore. Esattamente come i predecessori, anche Youngblood si inserisce nel vincente ciclo in cui la serie Wolfenstein si è tuffata a capofitto, che vede una linea temporale alterata
dove le potenze dell'Asse hanno vinto la guerra mondiale.
Non ci resta quindi che guardare con occhio critico questo nuovo Youngblood, cercando di capire se è in grado di raggiungere gli obiettivi che si è prefissato, andando a creare un insolito cooperativo multigiocatore.
Il canto della libertà
Prima di parlare delle meccaniche di gioco, o della sua realizzazione tecnica, è giusto dare qualche pillola sull'ambientazione del titolo. In The New Order e The New Colossus vestiamo i panni di un Blazkowicz, un soldato estremamente capace
nell'utilizzo delle armi da fuoco, in grado da solo di piegare le vittoriose forze dell'Asse, in particolare la Germania. Il primo grande cambiamento riguarda proprio questo punto, dal momento che il protagonista di Youngblood non è Blazkowicz, o
almeno, non direttamente. A poter essere utilizzate sono infatti le sue figlie gemelle, Jessica e Sophia. Entrambe, per poter raggiungere il padre, si trovano costrette a percorrere alcune zone occupate dal giogo nazista. Il loro viaggio, nello
specifico, le catapulta immediatamente in una Parigi occupata, dove insieme ai nazisti è vivo un vivace movimento di resistenza francese.
Da lì in poi, le gemelle di Blazkowicz sono un tripudio di sangue, violenza e tanta ignoranza. Non mancano affatto le battute sui nazisti tipiche della saga, così come l'adrenalina che permea ogni combattimento. Il divertimento, infatti, si fonda
proprio sul potere condividere con un amico una esperienza brillante e divertente, all'interno della quale sparare a più non posso a qualsiasi cosa si muova.
Divertimento di transizione
Youngblood lo si sa, non è un vero e proprio capitolo di Wolfenstein. Si tratta di uno step per quello che, successivamente, sarà l'epilogo di tutta la saga. Le gemelle di Blazkowicz e le loro imprese sono quindi una sorta di collante con ciò che
verrà, anche se i possibili riferimenti ad un futuro titolo sono, al momento, un po' pochi. Giocare Youngblood non da la sensazione di giocare un sequel, ma un gioco a sé stante, che non lascia molto margine di
manovra per carpire qualche possibile riferimento al titolo che verrà. Ad eccezione, in realtà, di una sequenza filmata che non spiegheremo per non incorrere in spoiler indesiderati.
Quel che è possibile annotare, quindi, è che Youngblood sembra essere un gioco con ben pochi riferimenti al futuro. Anzi, un titolo che per molti versi si affaccia moltissimo all'avventura di Blazkowicz, con riferimenti divertenti che fanno
tornare alla memoria una delle avventure più belle nel mondo nazista disegnato da Bethesda.
Chi affronta Youngblood solo con la volontà di giocare un tassello fondamentale per il futuro gioco che chiuderà il ciclo, a nostro avviso lo fa sbagliando. Come detto i riferimenti sono molto pochi, questo perché Youngblood è un vero e proprio
gioco da affrontare a sé stante, con la storia (un po' superficiale a tratti) che lo caratterizza. La modalità cooperativa è infatti estremamente divertente, anche perché non sono tantissimi i giochi che permettono di affrontare una storia in
compagnia di un amico (ce ne sono, è vero, ma mai abbastanza!). In questo caso uno sparatutto molto ben fatto, con fasi shooting adrenaliniche e tecnicamente eccelse, è un must have per chi ama giocare in compagnia di amici o familiari. Verso una
solida avventura pregna di ignoranza.
Le fasi shooting continuano ad essere il top di gamma
Tra le molte cose di cui abbiamo elogiato Wolfenstein The New Colossus c'è in prima linea lo straordinario modo della gestione delle sparatorie. Difficilmente, infatti, abbiamo visto un gioco che gestisse in maniera migliore le armi, le hitbox e
tutte le questioni fondamentali quando si parla di uno sparatutto. Siamo stati piacevolmente colpiti quando, queste stesse meccaniche, le abbiamo ritrovate pari pari anche in Youngblood, con modifiche di poco
conto che sono state inserite soltanto per supportare al meglio il combattimento in coop. Le differenze sostanziali infatti non coinvolgono le meccaniche, così come neanche il gunplay, bensì alcune caratteristiche di armi che sono adesso pensate
per fare vere e proprie combo con cui scatenare l'inferno sui nazisti. Combo e non solo, visto che sin dall'inizio viene chiesto ai due giocatori (o uno, a seconda che si voglia giocare singleplayer o meno) di spartirsi l'armamentario tra le due
gemelle, Sophia e Jessica. I nemici infatti hanno spesso e volentieri due tipi di armatura, che può essere scalfita con più facilità da un tipo di arma piuttosto che un'altra. Una scelta logica, che premia il gioco di squadra e la gestione
oculata dell'inventario.
Forse, proprio per il fatto che il gioco sia stato strutturato per una seconda persona con cui condividere l'avventura, uno dei punti maggiormente dolenti è proprio l'impossibilità, da solo, di potersi accordare con l'IA che gestisce l'altra
gemella. L'IA che utilizza la gemella non scelta, quando si gioca in singleplayer, in generale funziona abbastanza bene, questo perché comunque tenta nel suo piccolo di attaccare i nemici ed aumentare la quantità di proiettili che piovono sulle
posizioni nemiche. Tuttavia, non sempre l'IA sceglie la posizione migliore da occupare in uno scontro, rendendola facile preda dei nemici che spesso e volentieri la portano sul punto di morte. Per questo, il giocatore in solo è costretto a dover
fare spesso gli straordinari, cercando quando possibile di aiutare la gemella, posizionata maluccio. L'unico modo per poter evitare queste problematiche (che si riscontrano anche nelle poche sezioni di gioco dove si devono evitare alcuni ostacoli
posti sul proprio cammino) è semplicemente trovare qualcuno con cui giocare.
Sono molti i cambiamenti da The New Colossus?
La risposta è no, non sono molti i cambiamenti. Ma questo, in realtà, non è per forza un male. Il titolo di per sé era già molto valido, con una trama solida e ben strutturata, cosa molto rara quando si parla di sparatutto. Youngblood non offre
cambiamenti nel gunplayer, che rimane essenzialmente invariato; l'unico reale cambiamento è quello relativo all'impianto gameplay, adesso pensato sostanzialmente per due persone. Tutto il resto, questo a parte, è rimasto molto simile al titolo
precedente. Forse l'unico altro cambiamento è una maggiore verticalità di alcune parti della mappa, che offrono combattimenti più interessanti poiché costringono spesso e volentieri a cambiare posizione, non solo passando da una copertura ad
un'altra, ma anche a raggiungere posizioni più alte o basse, a seconda dell'evenienza.
Un altro elemento che rimane, e che convince, è la possibilità di gestire il proprio arsenale e di poter migliorare le proprie armi, per permettere loro di fare più danni, essere più maneggevoli, e così via. Tutti i miglioramenti possono, e
devono, essere acquistati con alcuni appositi crediti che si ottengono facilmente in gioco.
Wolfenstein: Youngblood
Wolfenstein: Youngblood è un vero e proprio titolo a sé stante e, anche se di transizione, riesce brillantemente a poter dire la propria, specie su alcuni nuovi elementi di gameplay. Ci stiamo riferendo soprattutto all'impianto multigiocatore cooperativo, capace di stimolare l'intesa ed il divertimento, con la possibilità di affrontare la campagna principale in compagnia di un amico. Tutta l'intera campagna, dall'inizio alla fine, è stata pensata per giocare in coppia, con la possibilità di organizzarsi al meglio e di sfruttare un'arsenale piuttosto che un altro. La possibilità di spartirsi l'arsenale iniziale tra le due gemelle, Sophia e Jessica, la dice lunga su questo. Youngblood è quindi un titolo estremamente valido, che forse serve anche da trampolino di lancio per gli sviluppatori per la produzione del Wolfenstein che, di fatto, chiuderà la saga del partito nazista come unico padrone del globo. Come detto in corso di recensione, chi affronta questo titolo solo perché pensa possa essere "fondamentale" ai fini dell'ultimo Wolfenstein, si sbaglia di grosso. I riferimenti all'interno della trama di gioco sono quasi esclusivamente orientati al passato, quindi alle gesta del mitico ed intramontabile Blazkowicz, con davvero pochi che cercano di guardare avanti, aprendo spiragli alle possibilità del titolo che verrà.
Pro:
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Il gunplay continua a essere uno dei top di gamma
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Interessante gestione del multigiocatore cooperativo
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Ambientazione come sempre al top
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Graficamente e tecnicamente intrigante
Contro:
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La storia è banale e superficiale in molte parti
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Si presta un po' male in singleplayer
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Avremmo voluto più riferimenti al futuro epilogo della serie