Metro Exodus - 4A Games torna a stupirci con il suo shooter in prima persona
Dopo quasi dieci anni dalla produzione del primo Metro ecco che si presenta il capitolo finale, quello che conclude una trilogia che ha colpito per moltissimi dettagli e, soprattutto, per l'originalità di alcuni elementi del suo gameplay. Metro ha sempre meravigliato, infatti, per quegli aspetti magari secondari, quelle accortezze che contribuiscono ad ampliare a 360° l'esperienza di gioco. Piccolezze che evidenziano un amore profondo degli sviluppatori per il loro titolo, che è un qualcosa di assolutamente meraviglioso. Nonostante sia fondamentalmente uno shooter in prima persona, Metro: Exodus ha dei palesi aspetti che evidenziano un approccio al genere differente, che ricordano vagamente una produzione non poi così occidentale. Parlare di un semplice seguito sarebbe però sbagliato ed andrebbe a sminuire la grande di modifiche che sono state per la prima volta introdotte in Metro Exodus e che, nel corso della recensione, avremo modo di analizzare con più attenzione. Il genio e l'estro di Dmitry Glukhovsky trovano in quest'ultimo capitolo una espressione forte e molto ben tratteggiata, che cerca di interessare non solo i fan più accaniti della serie (quelli che hanno giocato i precedenti Metro in ogni loro forma), ma anche i nuovi che, complice un boom eccezionale di videogiocatori, potrebbero essere interessati alla storia ed alla meccanica di questo particolare shooter.
La conclusione di una trilogia
Tutti coloro che per la prima volta si affacciano a Metro Exodus saranno contenti di sapere che il titolo è perfettamente giocabile anche per coloro che, per un motivo o per un altro, non sono stati in grado di giocare ai precedenti e non sapessero di cosa tratta. Tutto questo non è dovuto soltanto ad una forte narrazione iniziale del gioco, bensì anche ad un altro fattore che è importante non lasciarsi sfuggire: Metro Exodus non è il seguito di Metro: Last Light, bensì del libro Metro 2035. La guerra nucleare che ha devastato il mondo nel 2013 è l'ambient che da le mosse a futuri risvolti che si riflettono, e vengono narrati, anche sul capitolo finale della trilogia. In Exodus ci troviamo nel 2036, quindi a distanza di tredici anni dal disastro atomico, con il protagonista Artyom ormai ventisettenne che fugge dalla metropolitana di Mosca, fino a quel momento setting ideale per la saga. L'uscita del protagonista dalla metropolitana di Mosca si accompagna ad una rivisitazione completa del gameplay, già annunciata nel preambolo iniziale della recensione, dovuta essenzialmente alla necessità di sposarsi al meglio non più con i soli interni claustrofobici della metropolitana moscovita, ma anche con spazi ben più ampi ed all'aperto. Come suggerisce lo stesso nome del gioco, la trama porterà i giocatori a compiere un vero e proprio esodo, suddiviso in capitoli, che vedrà accompagnato Artyom da sua moglie Anna e da altri compagni, che prendono il nome di Spartani. A collegare di fatto i vari scenari ci pensa il treno, l'Aurora, che altro non è che il mezzo attraverso cui l'esodo appena dichiarato si compie.
Per quanto innaturale possa essere, per i fan dei precedenti Metro, a primo approccio la possibilità di non essere più soffocati dagli spazi stretti della metropolitana di Mosca, v'è da dire che contribuisce a dare una ventata di pura freschezza. Scenari nuovi, molto diversi da quelli visti fino ad ora, che introducono chicche davvero uniche nel loro genere. La scampagnata sulla neve, ad esempio, aiuta a mostrare quanto i ragazzi di 4A Games tengono al loro gioco, grazie all'introduzione di elementi all'apparenza inutili, ma che contribuiscono ad aumentare sensibilmente il feeling con il gioco. Capita, infatti, che quando la neve ci viene sputata sulla faccia il visore vada ad annebbiarsi, necessitando quindi di una passata della mano sul visore per pulirlo. Tutto questo, ovviamente, giocato.
Equipaggiamento e crafting
Metro Exodus non è un normalissimo shooter in prima persona, o almeno, non nel senso che ormai comunemente intendiamo. Il gameplay di Metro Exodus è molto più ricco e fornito, complice la mancanza del comparto multigiocatore che ha permesso ai ragazzi di 4A Games di poter concentrare a pieno le loro forze sulla campagna e su tutti gli aspetti considerati secondari, che poi così secondari in realtà non sono. L'elemento survival all'interno del gameplay è forte e radicato, al punto da portare allo stremo alcune situazioni che effettivamente potrebbero succedere ma che i giochi difficilmente hanno il coraggio, o la voglia, di inserire. Partiamo a titolo d'esempio con il parlare delle armi. Le armi sono molte e personalizzabili, ma la vera ricchezza non è nella loro quantità, bensì sulla interazione che possiamo avere con quest'ultime. Durante l'utilizzo, se non ci prendiamo cura di loro facendo un minimo di manutenzione, capiterà di vederle incepparsi. L'arma inceppata ci precluderà di colpire efficacemente i nemici, quindi ci obbligherà a sparare qualche colpo a vuoto, prima di restaurare la sua condizione originaria e tornare a far fuoco correttamente. Per poter ridurre drasticamente la possibilità che l'arma possa incepparsi si dovrà di tanto in tanto recarsi ai banchi da lavoro, per poterla sottoporre ad analisi e, perché no, anche migliorarla.
Proprio l'ultimo aspetto che abbiamo appena snocciolato, quello relativo al miglioramento delle armi, ci permette di evidenziare un altro aspetto caratteristico del gameplay: il crafting. Quando si nomina il crafting l'espressione dei videogiocatori cambia sensibilmente, tra chi è profondamente favorevole a questa pratica e chi, invece, la ritiene soltanto una rottura di scatole messa per aumentare inutilmente la longevità. Senza dibattere su questo punto, basta sottolineare che il crafting di Metro Exodus può riuscire a mettere d'accordo entrambi gli schieramenti, dal momento che è ridotto davvero all'osso e non ci chiama a dover raccogliere materiali ovunque si vada. L'utilità del crafting, seppur risicato, è comunque ineccepibile, in quanto ci permetterà di dotare Artyom di utilissimi medikit e proiettili. Chiunque ha giocato ai precedenti Metro sa quanto i proiettili siano rari da utilizzare e questo aspetto non è certamente migliorato - per fortuna - in Metro Exodus.
Un cambiamento alla struttura di gioco?
I precedenti capitoli della saga si sono sempre contraddistinti per un tipo di gioco estremamente rigido nella sua linearità. Lo scopo del gioco era eseguire le missioni, ed in realtà si poteva fare ben poco diversamente visto che le attività secondarie erano nulle. In Metro Exodus, complice l'assenza delle strette gallerie della metro di Mosca, la situazione è leggermente diversa dal momento che si dipana su binari differenti. Certo, gli sviluppatori non hanno abbandonato del tutto la suddivisione in livelli, ma alcuni di essi ci lasceranno maggiormente carta bianca, permettendoci di esplorare e non solo di raggiungere un mero punto sulla mappa prestabilito dalla missione. C'è una piccola componente esplorativa, permessa da alcune mappe di gioco più grandi e spaziose rispetto a quelle passate, che tuttavia non rendono di certo Metro Exodus un open-world. Gli spazi, per quanto ampi, sono comunque ben delimitati e la trama principale mantiene sempre il sopravvento sulle varie attività secondarie che, seppur presenti, sono ben marcate per evidenziare il loro distacco da quelle da eseguire per portare avanti la storia di Artyom. Una scelta condivisibile, che continua a mantenere Metro sui binari dei predecessori, limitandosi ad implementarli ed a migliorarli senza tuttavia mai stravolgerli.
Quel che assolutamente è rimasto invariato, e che non ha subito neanche un granello di novità, è il feeling con cui ci si appresta ad affrontare i nemici. Le due fasi, quella più stealth e quella più improntata all'azione, sono entrambe state inserite e permettono al videogiocatore di poter spaziare, reputando di volta in volta quale sia l'approccio migliore alla situazione. Lo stealth, seppur apprezzabile, marca però l'eredità più "sporca" che i precedenti capitoli della serie si sono trascinati fino ad oggi, rimasta ancora una volta irrisolta: l'IA dei nemici. I nemici mostrano tutti una IA per così dire "stereotipata", nel senso che agiscono sempre e comunque nel medesimo modo a seconda della loro natura. Cosa vuol dire questo? Vuol dire che, appena capiremo come rispondono al fuoco determinati umani/mostri, poi capiremo anche come arginarli.
Metro Exodus
Senza girarci troppo attorno, Metro Exodus è senza dubbio la degna conclusione di una trilogia che è riuscita a cogliere nel segno. I ragazzi di 4A Games hanno dimostrato nel corso dello sviluppo un amore incondizionato per i dettagli, che si riflette nella introduzione di meccaniche per certi versi anche originali, che potrebbero di certo essere inseriti con successo anche in altri shooter importanti. La storia che prende le mosse dal libro e non dal secondo capitolo dei videogiochi rende questo Exodus perfettamente giocabile anche per tutti coloro che non hanno avuto modo di poter provare i precedenti. Il gameplay, soprattutto nella fase di shooter, è rimasto a larghi tratti invariato, fatta eccezione per alcuni livelli che abbandonano la classica ristrettezza tipica della metro di Mosca per mostrare spazi molto più ampi. Metro Exodus, però, si guarda sempre bene dal cadere nel tranello degli open-world, riuscendo ad inserire quest secondarie ed esplorazione in una porzioni di mappe non troppo esteso che quindi non vanno ad inficiare nella linearità della narrazione. Come spesso accade, molti dei difetti tipici di una serie rimangono incollati a tutti i capitoli seguenti: questo è il caso della IA. I nemici, sia gli umani che i mostri, mostrano una intelligenza artificiale scarsa che alla fine, capita la strategia, si ripete praticamente di continuo. Un plauso particolare, a mio avviso, va comunque ai ragazzi di 4A Games per aver evitato di scadere nella facile deriva del multigiocatore, continuando a lanciare un titolo orientato esclusivamente al singleplayer. La qualità, del resto, ne ha beneficiato.
Pro:
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Cura maniacale dei dettagli sotto ogni aspetto
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Comparto grafico di alto livello
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Ottima l'aggiunta di un crafting non opprimente
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Mappe più ampie ed ariose delle precedenti
Contro:
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La classica atmosfera dei precedenti Metro non è del tutto presente
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L'IA continua a trascinarsi dietro dei problemi evidenti