Crackdown 3 - Una lunga epopea di sviluppo nella realizzazione di una mediocre New Providence
Nel corso delle molte prove che abbiamo fatto sui videogiochi, ci è già capitato di imbatterci in situazioni simili a quella di Crackdown 3, nella quale gli anni di sviluppo sono stati lunghi e difficoltosi. Nonostante una partenza incerta, molti di questi casi a cui abbiamo fatto menzione si sono rivelati degli ottimi prodotti, in grado di divertire e di rivelarsi all'altezza dei tempi. Il caso di Crackdown 3 è un po' differente, perché a primo impatto potrebbe non essere all'altezza delle aspettative, complice un comparto tecnico inferiore a quello di vari titoli simili. I movimenti, la qualità delle texture stesse, sono di una qualità indubbiamente inferiore a quelli a cui siamo ormai abituati. Crackdown 3, come suggerisce il nome stesso, è il terzo capitolo della saga e arriva dopo un lungo sviluppo che conta quasi 5 anni all'attivo. Il titolo, annunciato durante l'E3 del 2014, cerca di prendere spunto dal successone del primo capitolo, cercando al contempo di lasciarsi alle spalle le magagne del secondo, che di contro non aveva brillato per qualità. Snocciolate queste premesse, non ci resta che analizzare questo Crackdown 3 nel corso della recensione, facendo anche una menzione speciale ad uno degli aspetti che ha fatto maggiormente parlare, ossia la tecnologia cloud-computing.
Adieu Pacific City
Nei primi due capitoli della saga abbiamo calpestato il suolo di una città, Pacific City, che era riuscita ad entrare nel cuore degli appassionati. Parliamoci chiaro, la città non è mai stata particolarmente ricca, né di attività secondarie, né di elementi di contorno. Nonostante questo Pacific City aveva una sua anima, un suo aspetto che riusciva a colpire ed a ritagliarsi un posto importante. Forse complice la poco calorosa accoglienza del secondo capitolo, Sumo Digital e Ruffian Games hanno deciso di dare un taglio deciso, che è andato a recidere proprio Pacific City, per favorire l'ingresso sulla scena di una nuova città. Ecco che ha avuto origine New Providence, una città marcia fino al midollo, che saremo chiamati come sempre a salvare riportando la giustizia. La prima cosa che saremo chiamati a fare sarà proprio quella di scegliere l'estetica del personaggio da una lista piuttosto risicata di modelli. Scelto il personaggio, che sarà la nuova recluta dell'Agenzia che ci guiderà nel salvataggio di New Providence, avrà inizio un corto ma esaustivo tutorial, atto a spiegarci le "nuove" meccaniche ed a spiegarci la mappatura dei tasti. La narrazione, vero punto forte del gioco, è solida e lineare, capace di supplire seppur in minima parte ad una trama che però stenta a decollare. Tutto gira attorno alla città di New Providence e ad una azienda, la Terranova Incorporated, intenzionata a mettere le mani sulla città per sfruttare i cittadini nell'estrazione della Chimera, un materiale chimico altamente instabile e pericoloso.
Togliendo l'aspetto della trama, l'analisi di New Providence lascia un po' l'amaro in bocca. Le potenzialità sono davvero tantissime, complice una città che in apparenza sembra ricca e colorata, ma che invece guardandola più a fondo dà l'impressione di essere incompleta. Gli edifici alti, soffocanti, tipici di una metropoli sono molti ma non riescono a garantire alla città un tocco stilistico unico, sembrano più un copia e incolla riproposto quasi freneticamente. Varie parti della città sono fin troppo simili tra loro, non favorendo una esplorazione che è il cardine da sempre di ogni Crackdown. Le varie insegne luminosa al neon sono una gioia per gli occhi, un espediente intelligente per cercare di mascherare la ripetitività che anima la metropoli, eppure non riescono del tutto nel loro, seppur ammirevole, ruolo. C'è, tuttavia, una aggravante non ancora palesata: la ristrettezza di npc che girovagano per la città. Le strade sembrano infatti quasi desertiche, brulicanti di nemici ma davvero di poco altro.
Armi e veicoli
La divisione della città in tre distretti ed in varie macro-aree fa sì che New Providence mostri al suo interno la presenza di varie aree che, se sbloccate, funzionano come se fossero un piccolo QG. All'interno di esse, che possono essere viste come una sorta di checkpoint, è possibile mettere mano al proprio inventario, cambiando le armi all'interno degli slot. Le armi sono presenti in numero accettabile, tutte molto differenti le une dall'altre, favorendo un tipo d'approccio piuttosto che un altro. Le pistole molto difficilmente possono essere utili nelle grandi distanze, lo stesso i mitra, dato che i proiettili spesso e volentieri si disperdono senza colpire l'avversario, ecco perché a volte è utile prendere dei fucili, in grado di essere infinitamente più precisi, anche se dal rateo di fuoco sotto la media. Queste aree sbloccabili non permettono solo di accedere all'arsenale delle armi, ma anche ad una lista di veicoli che è possibile richiamare e utilizzare. In questo caso, però, siamo rimasti un po' delusi dalle poche vetture disponibili, seppur come per le armi la varietà di tipologie di certo non manca.
Un elemento importante del gameplay è anche il potenziamento della tuta, ottenibile raccogliendo alcuni ologrammi sparsi per la mappa oppure compiendo determinate azioni. Raggiungendo un tot di punti la tuta si aggiorna, oppure il personaggio inizia ad essere più efficace in determinate meccaniche. Un senso di progressione che però non viene marcato più del necessario, lasciando che sia per lo più una nota a margine.
Tecnicamente arretrato?
Ci sarebbe molto da dire sull'argomento, ma in realtà alla fine si ridurrebbe ad evidenziare i soli punti cardine del ragionamento. Il comparto grafico di questo Crackdown 3 è tutto sommato interessante, anche se decisamente al di sotto di quelli che dovrebbero essere i suoi competitor principali. La verità è che il titolo di Microsoft soffre davvero tantissimo il peso di quei 5 anni di sviluppo, come è accaduto a moltissimi altri titoli che sono usciti con una storia simile alle spalle. Il cel-shading utilizzato dagli sviluppatori, ossia lo stile non fotorealistico che cerca di far apparire i personaggi come se fossero disegnati a mano, riesce solo parzialmente a limitare i danni. Come sottolineato più volte, non è tutto bianco o tutto nero; graficamente il titolo, seppur arretrato, è comunque decisamente godibile, specialmente per quanto riguarda gli effetti. Le esplosioni sono davvero ben realizzate, così come tutti gli effetti legati agli aspetti più movimentati del titolo.
Il sistema di movimento è molto libero da vincoli, con spostamenti rapidi e azioni del personaggio che sembrano quasi accelerate rispetto agli standard. La velocità che permea ogni fibra del titolo è giustificata dal suo stesso gameplay, votato alla distruzione ed alle azioni cariche di adrenalina. Da questo punto di vista non si può che apprezzare il fatto che Crackdown sia rimasto, almeno spiritualmente, fedele alla sua filosofia.
Due modalità multiplayer e una... coop!
Sono davvero tantissimi i giocatori che amano i titoli cooperativi, che purtroppo però stanno diminuendo drasticamente, perdendo terreno davanti a giochi che ambiscono al PvP. La modalità cooperativa presente in Crackdown 3, giocabile in due persone, riesce ad aumentare il divertimento, dando una marcia in più ad una campagna che viene resa così più folle ed imprevedibile. Certo, le attività presenti nella modalità cooperativa avrebbero potuto essere presenti in numero maggiore, ma del resto (purtroppo) non è la modalità principale che gli sviluppatori hanno pensato per questo titolo.
Parlando dell'online, Microsoft ci mette davanti essenzialmente due modalità che prendono il nome di Cacciatore di agenti e Territori. Cacciatore di agenti è quanto di più simile ad un deathmatch a squadre, dove 5 agenti per formazione (per un totale di due squadre) si affrontano in mappe estremamente alterabili. Quando si abbatte un agente, quest'ultimo lascia sul posto di morte una piastrina che, se raccolta, permette di segnare un punto per la propria squadra. Vince, chiaramente, la prima squadra che riesce a raggiungere per prima i 25 punti, oppure che dopo i 10 minuti canonici ha ottenuto il numero maggiore di punti. Una modalità, quindi, molto simile a quelle già viste in altri shooter, come ad esempio Call of Duty. L'altra modalità, Territori, è leggermente differente nella sostanza ma non nella forma, visto che le squadre che si affrontano sono sempre due e composte da cinque agenti ciascuna. In Territori, a differenza che in Cacciatore di Agenti, l'obiettivo non è tanto uccidere gli agenti della squadra avversaria, quanto conquistare e mantenere alcune postazioni. Avere il controllo di alcuni obiettivi strategici e difenderli farà ottenere alla squadra molti punti; vince la formazione che, per prima, riuscirà a raggiungere i 250 punti.
Nel multiplayer, più che nella campagna principale, è possibile apprezzare la tecnologia tanto discussa del cloud-computing. Se nel singleplayer le cose distruttibile sono davvero ridotte all'osso, nel multiplayer questo non accade e giustifica, di fatto, le mappe diametralmente opposte rispetto a quelle della campagna. Le mappe del multigiocatore sono altamente distruttibili, forse anche troppo, andando ad offrire uno scenario in grado di mutare velocemente. A marcare la presenza del cloud-computing sono sicuramente due accortezze che il team di Crackdown 3 ha deciso di implementare: la mira assistita e la perenne possibilità di vedere i nemici. I nemici, infatti, sono sempre visibili anche quando dietro oggetti o altri elementi in grado di nasconderli, il che permette di poter capire la loro posizione e distruggere, con l'utilizzo di armi come il lanciarazzi, tutti gli elementi che si frappongono tra sé e l'avversario.
Crackdown 3
Crackdown 3 prende le mosse dai precedenti capitoli per provare, però, a portare anche qualcosa di nuovo che si riflette soprattutto per quanto riguarda le modalità multigiocatore. La campagna principale, infatti, mostra una trama a tratti banale, ma che riesce a soddisfare grazie ad una narrazione solida e profonda, oltre che lineare. Poi, c'è da dirlo, la saga di Crackdown non ha mai colpito per la sua trama, ma per il suo gameplay frenetico e dai tratti decisamente originali. Purtroppo che questo terzo capitolo della saga abbia avuto dei freni al momento della realizzazione è cosa assodata ed evidente, che si riflette però quasi esclusivamente sul lato tecnico. I limiti sono molti, a partire da una grafica piacevole ma sotto gli standard, per finire a quella che senza dubbio è la mancanza principale del titolo, ossia una profondità nel free roaming. New Providence non è Pacific City, ma il passo avanti che ci saremmo aspettati stenta a mostrarsi. La città, che a colpo d'occhio colpisce per i suoi molti edifici e per le insegne al neon particolarmente luminose, finisce alla lunga per stancare, complice la povertà di contenuti. La città di New Providence sembra morta o poco più, con davvero pochissimi npc a percorrere le strade ed a dare una parvenza di civiltà. I nemici ci sono, anche in gran numero, ma ci sarebbe aspettati qualcosa in più per questo capitolo, alla luce dei numerosi e qualitativi progressi che hanno fatto i suoi diretti competitor. In definitiva Crackdown 3 è un titolo molto limitato tecnicamente ma che riesce comunque a divertire, complice un gameplay che non tradisce il passato e che è favorito dai movimenti frenetici ed a tratti accelerati del nostro Agente. L'acquisto di questo terzo capitolo è consigliato a tutti coloro che hanno apprezzato quelli precedenti, ma anche a coloro che intendono mettere mano ad un titolo che riesca ad appagare con un gameplay frenetico nella sua indubbia semplicità strutturale.
Pro:
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La modalità coop offre molto divertimento
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La narrazione è lineare ed avvincente
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Modalità multiplayer interessanti...
Contro:
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...Ma poco varie nel numero
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Tecnicamente arretrato sotto molti aspetti
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La città, tolto il colore dei neon, è abbastanza morta