Phantom Doctrine - Tante novità in un titolo che si rifà ad XCOM ma ne prende anche le distanze

Recensione pubblicata da Giulia Esposito il 24 agosto 2018 13:36

Sin dal primo trailer, ma anche da qualche spezzone di gameplay rilasciato nelle sue fasi iniziali, si poteva intuire l'impostazione di Phantom Doctrice. È stata forse la sua grande vicinanza al gameplay di Xcom, che ricordava tantissimo sin dalle sue prime battute, a catturare l'attenzione di tutti gli amanti di un genere purtroppo utilizzato pochissimo. Uno strategico a turni molto tattico, che permette di gestire un gruppo ristretto di "agenti" che hanno a loro volta delle caratteristiche uniche in grado di gestire gli scontri in maniera sempre differente. CreativeForge, studio polacco, è partita proprio da queste premesse per dare origine a Phantom Doctrine, prendendo le distanze da Xcom su molti aspetti, il più grande dei quali è l'ambientazione. Una storyline che non tocca alieni, ma che comunque ha tocchi di horror inseriti magistralmente all'interno di una lunga, e rivisitata, guerra fredda. Il gioco, acquistabile e giocabile su Steam, PlayStation 4 e PC. La localizzazione italiana permette senza ombra di dubbio di potersi gustare a pieno una trama che però, come vedremo nel corso della recensione, risulta un po' sottotono.

Un XCOM dello spionaggio (ma non solo)

I paragoni con XCOM non possono di certo mancare data la vicinanza dei due titoli, ed un paragone importante è proprio quello sulla trama. La trama di XCOM si può dire molto "aperta", seguendo sì un filone logico, ma di fatto permettendo al giocatore di poter scegliere il modo di portarla avanti, nel bene e nel male, avvicinandosi sempre più o alla vittoria, o alla invasione aliena. In Phantom Doctrine non si hanno invasioni aliene, bensì un quadro perfetto all'interno di cui è inserito un fitto sistema di spionaggio. Spie che saranno da noi utilizzate per sciogliere quella guerra fredda che di storico ha davvero poco, praticamente nulla, ma che è ricca di spunti interessanti. Lo scopo della agenzia per cui si lavora è quello di approcciarsi alle nazioni più potenti del mondo, cercando di fare in modo che il conflitto possa non scoppiare. Per far ciò saranno pensate per noi varie missioni, tra cui localizzare file cifrati, recuperare dossier fondamentali e progetti distruttivi. A differenza di XCOM dove guidiamo una squadra di agenti altamente specializzati capaci, la fase stealth è qui molto più importante. È possibile risolvere le missioni con il solo uso della forza bruta, con un impatto per meglio dire "diretto", ma ciò provocherà un innalzamento quasi disumano della difficoltà. I nemici sono tantissimi, i nostri agenti sul campo pochi.
Subito dall'inizio ci viene mostrata la possibilità di schierarsi dal lato di due delle più grandi organizzazioni spionistiche del mondo: CIA o KGB. Bloccata, e fruibile solo al termine di una delle campagne prima esposte, una terza che aumenta la longevità del titolo. 

Una guerra alla causalità

Non serve giocare poi molto prima che il tutorial esponga quella che è la caratteristica più forte di Phantom Doctrine, e con cui il titolo sembra voler guerreggiare con XCOM: la mancanza delle probabilità. Certo, seppur diminuite drasticamente sono sempre presenti, ma CreativeForge ha scelto di voler eliminare la tanto odiata "percentuale d'errore" presente in XCOM, per cui un agente, ma anche un nemico, può missare i colpi. Odiata ho scritto, ma fino ad un certo punto e non da ogni punto di vista, dato che in molti apprezzano la casualità di XCOM che lo rende imprevedibile. Gli scontri in Phantom Doctrine sono invece più "logici", basati su calcoli e senza la possibilità (se non in rari casi) di errore. A rendere complesso uno scontro però ci pensa un altro valore, quello della "percezione", ossia una piccola barra azzurra visualizzabile subito sotto quella rappresentante la vita. La percezione è un valore fondamentale, poiché permette sia di fare più danni, sia di diminuire quelli ricevuti. Più la percezione è alta, più l'agente è efficace quindi sul campo di battaglia, e meno esposto di fatto alla morte. La percezione aumenta automaticamente di un tot ad ogni turno passato "riposando" o comunque muovendosi senza fare scatti o mosse che richiedono un grande dispendio di energie, come ad esempio mirare e sparare. Molte mosse, di contro, consumano la percezione e rendono meno brillante l'agente sul campo. Proprio questa difficoltà rappresentata dalla "percezione" fa ben intuire quanto il lato stealth sia fondamentale, visto che affrontare scontri lunghi e impari può abbassare velocemente la percezione rendendo quasi inneficaci i propri agenti.

Livelli molto grandi e con molta esplorazione

Ogni livello ha una storia a sé, ma anche una lunga lista di obiettivi primari, secondari ed in taluni casi anche terziari. La scelta di affrontare gli ultimi due, quindi secondari e terziari, ricade sulle spalle del giocatore, conscio del fatto che ciò porterà a grandi ricompense ma che di contro porterà anche a complicarsi di molto la vita. Ecco che quindi, ad ogni livello, si mostra sempre la medesima scelta: percorrere il percorso più breve, o studiare prima ogni anfratto di mappa? All'interno dei vari scenari non ci sono però soltanto agenti nemici a perlustrare le varie aree, bensì telecamere capaci di riprenderci e far scattare immediatamente l'allarme. Un allarme scattato complica, e non poco, lo svolgimento della missione, dato che tutti gli agenti nell'area convergono nella posizione della propria squadra che, a quel punto, non può più neanche pensare di nascondersi.
Per poter superare le varie misure di sicurezza è possibile utilizzare molte tecniche dello spionaggio, come ad esempio oscurare le telecamere. Ma non è l'unica tecnica, ve ne sono anche di molto particolari e fantascientifiche, come quella che permette di prendere il controllo di un agente nemico. L'agente "sottomesso" al nostro controllo sarà inserito all'interno della squadra per tutta la durata del livello, e potrà quindi muoversi lungo lo scenario senza la possibilità di essere scoperto, almeno fino a quando non si spara o altro.
Di fronte ad una esplorazione ricca e davvero completa, si ha davanti però una intelligenza artificiale spesso un po' scarsa. Gli agenti, quando in modalità stealth, raramente vengono individuati dai nemici, a meno che non si compia qualcosa di davvero rumoroso o non gli si passi davanti agli occhi. L'IA migliora invece notevolmente quando si è in fase di combattimento, dal momento che gli avversari cercano ripetutamente di nascondersi e di spararci, magari cercando anche di accerchiarci.

Non soltanto combattimento

Una importante fase di Phantom Doctrine, che ricalca moltissimo l'ambiente dello spionaggio e permette di toccare un punto senza dubbio di alto livello, è la possibilità di riordinare tutte le prove ottenute quando si è all'interno del proprio quartier generale. Avete presente le classiche bacheche di legno che spesso si intravedono nei film, su cui vengono affisse le prove, i probabili colpevoli e tutto? Ciò è stato implementato in Phantom Doctrine, con la possibilità anche di ragionare sulle prove ottenute, ricollegandole attraverso dei fili per dargli una impronta logica. Si tratta di una implementazione che, concettualmente, è davvero grandiosa, che però a conti fatti si traduce in qualcosa di soltanto abbozzato. Uno spreco, certo, perché l'idea di fondo è davvero molto bella, permettendo di variare dal classico impianto stealth o di combattimento.

Phantom Doctrine

Il nuovo prodotto di CreativeForge si ispira senza ombra di dubbio al più grande e conosciuto XCOM, ma ne prende le distanze su molti aspetti, primo tra tutti la storyline. La trama è in linea di massima molto interessante, ma i vari agganci risultano essere spesso fumosi, traducendosi in fasi confuse che portano il giocatore a seguire gli obiettivi senza davvero entrarvi in sintonia. La fase stealth è realizzata invece in maniera accurata e intelligente, un po' oscurata però da una intelligenza artificiale dei nemici un po' da rivedere. Molto meglio la IA gestisce invece i combattimenti, rendendolo ardui e spesso rendendo utile evitarli piuttosto che cercarli. Questa scelta abbraccia totalmente l'ambientazione del gioco che, a differenza di XCOM, cerca invece un impianto incentrato non tanto su agenti capaci di guerreggiare sul campo, ma di estrapolare come fantasmi informazioni e dati sensibili. Graficamente parlando Phantom Doctrine si rivela essere molto valido, anche se non eccelso. Al fronte di una grafica per nulla male, il titolo si mostra molto stabile e per nulla pesante, anche su hardware un po' più datati.

Pro:
  • Trama interessante e rigiocabile più volte
  • Combattimenti ardui ed incredibilmente complessi
  • Graficamente e tecnicamente valido
  • Molti elementi nuovi...
Contro:
  • ...Ma implementati con troppa superficialità
  • IA non sempre all'altezza
Versione analizzata: Computer
7.7

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