Mars or Die! - Al via lo sterminio degli alieni sul pianeta rosso
Dopo il gran successo di Redout i ragazzi italiani di 34BigThings si sono gettati a capofitto su un progetto nuovo, nettamente diverso da quella adrenalinica corsa spaziale a cui ci hanno abituato. Abbiamo avuto modo di testare la capacità dei 34BigThings proprio con Redout, un gioco che molto probabilmente avete già giocato, o comunque conosciuto. Al Lucca Comics, in effetti, alcuni di questi ragazzi erano presenti, con uno stand che permetteva di provare il loro gioco. Ma questa è una premessa un po' fuorviante, che merita di essere specificata per far meglio conoscere questi sviluppatori full italy. Mars or Die! è infatti un titolo che nulla ha a che vedere con Redout, che si sviluppa appunto sul notissimo pianeta rosso. Sebbene vari altri titoli, anche da noi recensiti, si svolgano proprio su Marte, Mars or Die! mostra caratteristiche uniche, come la possibilità di controllare simultaneamente due personaggi nella nostra lotta senza quartiere contro i "temibilissimi" alieni che popolano il pianeta.
Proprio per le sue caratteristiche, risulta difficile anche inquadrarlo in un genere unico; potremmo definirlo, però, un mix tra un tower-defense ed un rouelite. Il gioco è, logicamente, localizzato anche in italiano, permettendo di comprendere le complesse dinamiche di gioco anche per coloro che l'inglese lo masticano fino ad un certo punto.
Per il volere del virilissimo, illuminatissimo, duce
Mars or Die! si compone, oltre che di una modalità infinita che ci permette di gustare il gioco a 360°, anche della campagna. Inizialmente la campagna ha la forma di un tutorial dinamico ed interattivo, durante il quale prendere confidenza con i pochi, ma non semplicissimi, tasti previsti. Si intuisce quindi sin da subito, dopo le prime due missioni, quale è lo spirito stesso che anima il titolo. Nei panni di due "camerati" al servizio dell'illuminato duce, ci ritroviamo a dover colonizzare Marte e costruire avamposti atti a ricacciare indietro gli alieni ed estirpare la loro minaccia alla radice. Tutto ciò, contornato da una cornice onnipresente scherzosa ed a tratti anche ironica, avviene mediante la costruzione di veri e propri avamposti. Basta già la prima missione a capire come mettere mano al menù di costruzione, per edificare sia strutture adibite alla "economia", ossia alla raccolta di risorse necessarie per tirare avanti la base, sia quelle militari.
Gli alieni che ci troviamo a fronteggiare sono caricature piuttosto divertenti, ma non per questo meno distruttivi. Ad eccezione (ovviamente) delle prime ondate, man mano che si prosegue la difficoltà aumenta esponenzialmente. Alieni sempre più forti, ma anche un gran numero di punti da difendere in concomitanza, che ci spingono a fare avanti e indietro per l'avamposto, tentando di scovare e riparare i punti più esposti. Combattere gli alieni avviene soprattutto mediante la costruzione, proprio per questo, al momento di catalogarlo, lo abbiamo avvicinato molto ad un tower-defense. Il compito dei nostri esploratori al servizio del duce è proprio quello di costruire difese, per esempio torrette automatiche che, all'avvicinarsi degli alieni, ingaggiano con forza. Le torrette attaccano automaticamente, permettendoci così di focalizzarci soltanto sulla difesa della base e nulla più. O meglio.. questo solo all'inizio. Ben presto, basta ad esempio la seconda missione con l'esploratore Berto, si scopre di poter avere anche un ruolo attivo nella difesa dei propri avamposti. Berto, infatti, è in possesso di una piccola pistola con la quale poter sparare agli "imbelli marziani" che tentano di spazzarci via dal loro pianeta rosso. La pistola non è facilissima da usare, ma questo lo vedremo nel capitolo successivo della recensione.
Non solo tower-defense
Il gioco non si limita a far "seminare" torrette automatiche come se non ci fosse un domani. I nostri esploratori infatti non hanno risorse infinite di partenza, ed è per questo motivo che nel menù di costruzione è presente una struttura che prende il nome di "Estrattore". L'estrattore permette di poter guadagnare risorse direttamente sul campo, andando per l'appunto ad estrarre particolari cristalli che sorgono sulla mappa di gioco. Perché un estrattore funzioni ha necessità di elettricità, quindi si dovrà costruire nelle immediate vicinanza non solo di un deposito di cristalli, ma anche di pannelli solari. La costruzione dell'avamposto si fa così davvero molto tattica, con la necessità di saper difendere strenuamente i punti più nevralgici per la raccolta delle risorse, consapevoli che permettere tali strutture potrebbe inevitabilmente impedirci di ottenere risorse e quindi difendere attivamente, e con successo, la nostra base.
A complicare la vita (credevate davvero fosse così facile?!) del giocatore sono alcuni aspetti inseriti all'interno del gioco, quali la carenza d'ossigeno ed il sistema di puntamento. L'esploratore, all'interno di una tuta provvista di bombola d'ossigeno, non ha una riserva infinita di O2, il che lo spinge a dover costruire alcuni serbatoi di ossigeno per la base. Per ricaricare la propria bombola e ripristinare così l'autonomia del personaggio, basta avvicinarsi a questi serbatoi ed attendere una manciata di secondi. Viene da sé pensare che la difesa di questi serbatoi, per quanto possano essere costruiti agilmente al netto di qualche risorsa, è di vitale importanza. Il problema maggiore proviene invece dal sistema di puntamento. Se il menù di costruzione è davvero molto semplice ed intuitivo, lo stesso non si può dire del sistema di puntamento e di direzione. Usare la pistola non è affatto complicato, questo perché a differenza del movimento (dove voltare la visuale dell'alieno non si traduce solo in un movimento del mouse, ma dal premere alcuni determinati pulsanti sulla tastiera) basterà muovere il mouse e cliccare il tasto sinistro. La difficoltà sorge quando si intuisce la velocità di movimento sul campo degli alieni e l'assenza di un puntamento automatico che ci possa aiutare a sparargli in tutta tranquillità. Centrare con i proiettili della pistola gli alieni è quindi davvero molto complesso, il che rende importante per l'ennesima volta la struttura della base. Fare affidamento solo alla pistola, provvista tra l'altro di un rateo di fuoco piuttosto lento ed un tempo di ricarica abbastanza lungo, significa consegnarsi al gameover.
Dietro all'ironia un gran lavoro
Mars or Die! si mostra da subito particolarmente ironico, con uno stile di narrazione che prende evidentemente in giro il sistema gerarchico a cui sottostanno i nostri esploratori. Una narrazione che proprio per il suo tratto ironico risulta frizzante, interessante, sebbene chiaramente posta in secondo piano da un gameplay che non mira a raccontare una storia, ma a far divertire i giocatori con sessioni più o meno lunghe di costruzione/difesa degli avamposti. Il lavoro di 34BigThings si può soprattutto notare nella cura dei dettagli, con una grafica semplice ma ben curata. Certo, c'è da dire che gli scenari di gioco non sono poi così variegati al loro interno, ma forse da un pianeta come Marte questo ci si sarebbe potuto aspettare. Lo stesso comparto sonoro è molto rifinito, capace di stuzzicare l'attenzione e tratteggiare ancora una volta la nota scherzosa, ed ironica, che anima evidentemente il gioco. Tecnicamente parlando, il gioco gira molto bene su computer con sistemi anche più datati, mostrando una certa stabilità anche nei momenti più frenetici, quando gli alieni in contemporanea sono tantissimi ed il fuoco delle nostre torrette si incrocia a dismisura.