State of Decay 2 - La piaga del sangue come non è mai stata vista
Dopo un avvio molto lanciato, ma anche abbastanza discusso, di Sea of Thieves, Microsoft Studios introduce sul mercato il secondo capitolo di un videogioco che ha avuto il merito negli anni di ritagliarsi una fetta importante. Undead Labs prende sicuramente le mosse da The Walking Dead, telefilm famoso che ha segnato a fondo il modo di vedere gli zombie, e soprattutto di come gestire la sopravvivenza in uno scenario critico come quello. State of Decay 2 è proprio questo, riuscire a sopravvivere ai mille problemi legati al dilagare degli zombie. Un mix tra gestionale e survival, che si fa in certi casi anche davvero complesso. La morte non è difficile da raggiungere, e con sé la perdita definitiva di uno dei tanti personaggi che sarà possibile reclutare all'interno delle nostre enclavi.
State of Decay 2 eredita davvero moltissimo dal primo capitolo della serie, sia da un punto di vista di gameplay, sia di contenuti. Le cose da fare sono molto simili, seppur integrate a varie novità che hanno il merito di rinfrescare l'intero prodotto e renderlo assolutamente meno noioso del precedente. Il rischio del precedessore, infatti, era quello di annoiare facilmente, a causa di cose da fare troppo meccaniche e ripetute, oltre alle poche cose con cui davvero si poteva interagire. In questo nuovo capitolo, invece, le cose da poter razziare aumentano considerevolmente di numero, andando ad aumentare una esperienza che si fa, adesso, davvero brillante. Il titolo al momento della sua uscita non è però esente da bug, alcuni anche fastidiosi, che rischiano di spingere il giocatore a dover riniziare ripetutamente la partita. Bug che però, come è logico pensare, saranno risolti con una futura patch.
Che l'apocalisse zombie abbia inizio
La storia che anima l'intero gioco c'è da dirlo, è un po' banale. Del resto però questo nuovo prodotto di Undead Labs lo fa capire sin fa subito: non è la storia il piatto forte. Chi gioca a State of Decay 2 è consapevole di ciò che può trovarsi davanti, ovvero una storia assai banale condita però da un gameplay forte e solido, capace di far divertire grazie alla presentissima componente survival. La prima fase della storia, che sarà successivamente saltabile, è un vero e proprio tutorial, adatto a chi non ha confidenza con il titolo passato. Le meccaniche che sottostanno al gioco vengono così chiarite in maniera immediata, come la fase stealth, il combattimento, le razzie e così via. Oltre al gameplay, però, permette di prendere confidenza anche con quegli aspetti di gioco che ci saranno con ogni probabilità utili in futuro, quando invece non si avrà un sistema di tutorial a guardarci le spalle, ma saremo lasciati da soli davanti al nostro destino. Per esempio, è proprio nella fase di tutorial che ci sarà detto come poter stabilizzare la piaga del sangue, ossia quella malattia trasmissibile da alcune tipologie di zombie, capace di portare in poco tempo alla morte i sopravvissuti che la contraggono. Gli zombie capaci di infettare sono "soltanto" quelli per l'appunto infetti, che si denotano facilmente grazie agli occhi rossi iniettati di sangue (contro quelli arancio degli zombie classici, il cui morso invece danneggia ma non trasmette l'infezione) ed al corpo ripieno di sangue e pustole.
Qualora si desiderasse procedere con il tutorial, inizialmente si sarà chiamati a fare una scelta, ossia scegliere due sopravvissuti da una piccola schiera che ci viene proposta dal gioco. Ogni "duetto" ha un proprio background, ma anche abilità uniche che potranno essere successivamente utili, nelle fasi più avanzate di gioco, come ad esempio nella creazione della base. Le abilità caratterizzano ogni sopravvissuto, e lo rendono unico e fondamentale all'interno della comunità che si andrà creando. Le skills possono essere di varia natura, ma spiccano quelle più classiche legate alla resistenza fisica, alla capacità di combattere senza armi, a quella di tiro e così via. Sono presenti anche skill più tecniche, che sono anche quelle più rare e quindi maggiormente ricercate, come ad esempio il giardinaggio, che ci permetterà di mettere su un orto con cui sfamare almeno in parte la popolazione della comunità.
Scelti i due personaggi e completato il tutorial, arriverà un'altra scelta: dove fondare la propria casa? La scelta può avvenire tra: altopiano, colline e valle. Ogni scelta comporta una mappa differente, ma tutte potranno essere facilmente giocate almeno una volta, dal momento che il gioco prevede ben tre slot di salvataggio all'unisono. Per coloro che iniziano per la prima volta, mi sento di consigliare le mappe Valle o Colline, in quanto più semplici da esplorare senza il problema di affrontare lunghe salite tra le montagne. Montagne che, come vedremo successivamente nella recensioni, non mi sono piaciute particolarmente, a causa di alcune scelte abbastanza discutibili. Liberata la prima casa, comunque, ci sarà possibile mettere su una base, che fungerà da centro di ritrovo sia per tutti i nostri sopravvissuti, sia come magazzino per tutte le risorse che da lì in poi troveremo e faremo nostre nelle spedizioni nell'area "morta".
Bisogni primari e controllo del vicinato
Non appena si fonda la comunità, ci si rende subito conto di quanto sia complesso tirarla avanti. Certo, quando si è ancora in pochi non si avrà difficoltà a gestire il magazzino, ma quando le persone saranno in numero maggiore... lì si che sorgeranno i problemi. Ogni sopravvissuto infatti consuma giornalmente il cibo, tanto da renderlo uno dei beni più importanti di tutto il gioco, insieme ai medicinali. Per poter ottenere il cibo, si dovrà uscire dalla zona protetta e recarsi in edifici che un tempo producevano cibo, come ad esempio ristoranti, alimentari e così via. Cercando all'interno di quegli edifici, ci sarà possibile imbatterci in veri e propri sacchi (nel senso letterale del termine) che i nostri personaggi si caricheranno sulle spalle. Per poter inserire il contenuto di quei sacchi nel magazzino, si deve tornare alla propria casa ed interagire con il deposito. Se per quanto riguarda il cibo, esso si abbassa ogniqualvolta che si passa di giorno (ma non solo), i medicinali sono differenti. Oltre ad un eventuale consumo giornaliero, presente però solo se si costruisce una infermeria, ci troveremo a consumare i medicinali anche quando si intende curare del tutto (sempre all'interno dell'infermeria) i nostri personaggi. Proprio come nel caso del cibo, ed in realtà anche di tutti gli altri beni presenti, i medicinali potranno essere ottenuti razziando zone che richiamano i medici, come cliniche private, veterinari, e così via. Preso il sacco di medicinali, non basterà fare altro che ritornare alla propria casa e interagire con il deposito. I beni, elencati, sono i seguenti: cibo, medicinali, munizioni, materiali e benzina.
Oltre alla costruzione della propria casa, fondamentale per aggiungere possibilità di sopravvivenza alla nostra comunità di sopravvissuti, sarà fondamentale anche curare il proprio vicinato. In maniera random, spunteranno sulla mappa delle segnalazioni di altre comunità presenti sul territorio e non affiliate alla nostra. Di solito queste missioni raggiungono i nostri personaggi attraverso chiamate alla radio. Come prima cosa, subito dopo essersi recati nel posto prestabilito, si dovrà svolgere la missione richiesta, in maniera tale da renderli amichevoli. Avere un buon vicinato è fondamentale, sarebbe davvero inconcludente (e assai pericoloso) avere a che fare non solo con gli zombie, ma anche con gli umani, non credete? Anche perché gli umani sanno essere molto più pericolosi, specie se armati di pistole, shotgun, mitra e altro ancora.
Ma dato che stiamo parlando, seppur per vie traverse, di esplorazione, non resta che spiegare l'incipit iniziale sulle montagne. Le montagne hanno un modo di scalata che ricorda moltissimo quello di Skyrim, riuscendo ad arrampicarsi anche in zone che, almeno in un primo momento, non sembrerebbero essere valicabili. Il problema maggiore non è però questo, ma la possibilità di arrecarsi danni da caduta ogniqualvolta per errore si cerchi di scendere da zone più scoscese. I danni a volte sanno essere anche abbastanza considerevoli, andando a rendere il sistema di scalata e di discesa assai macchinoso e frustrante.
Un mondo da poter vivere in cooperativa multiplayer?
Quando si legge "multiplayer" in un gioco come State of Decay 2, si rimane a dir poco sorpresi e, perché no, anche fortemente intrigati. Quanto sarebbe bello un gioco libero come SoD 2, da poter giocare in tutto e per tutto insieme ad un amico, con chat vocale e tutto? Meraviglioso. Purtroppo però il multiplayer non funziona così, ed è qualcosa di molto più semplice e meno interessante. Si avrà infatti la possibilità tramite la radio di richiedere l'aiuto di qualcuno d'esterno, un giocatore random resosi disponibile al matchmaking, per poter cercare di risolvere situazioni altrimenti spinose, ma nulla di più. Anche l'interazione all'interno del mondo di gioco di chi ospita è assai limitato, non potendo ad esempio interagire con la sua base più del dovuto. Sognatevi (e su questo per fortuna) di poter derubare la base di chi ha ospitato la partita. Ma allora cosa ci guadagna chi si rende disponibile ad aiutare altre persone? Poco o niente, invero. Al termine della partita, infatti, si potrà tornare alla propria sessione con un carico di punti fama pari all'impatto che si ha avuto all'interno del gioco, inoltre le varie cose che si sono riuscite a razziare nel corso della esplorazione. Si tratta quindi di una sessione multiplayer un po' fine a sé stessa, divertente senza ombra di dubbio, ma sulla quale Undead Labs avrebbe potuto osare davvero di più. I risultati avrebbero potuto essere grandiosi.
State of Decay 2
Con State of Decay 2 ci troviamo di fronte ad un gioco davvero unico nel suo genere, che riesce a fondere in sé le due componenti più ricercate per un titolo simile: esplorazione e gestione. La gestione della base è molto semplice, forse anche fin troppo superficiale, ma riesce comunque a dare una impronta di gestione che si completa grazie alla presenza delle numerose risorse da dover cercare all'interno della mappa di gioco. Trovare il cibo, i medicinali, i materiali e così via non è complesso, ma lo diventa non appena si scopre che nei dintorni c'è la presenza di qualche infestazione, o addirittura di enormi cuori rossi pulsanti che originano zombie infetti, e che necessitano quindi di essere fatti esplodere in aria. Gli zombie sono davvero ben fatti, con una intelligenza artificiale magari non al top, ma comunque gradevole. Il gioco non è affatto semplice, e non mira neanche ad esserlo, come testimonia la permadeath, ossia la morte permanente del personaggio. Perdere un sopravvissuto è cosa abbastanza comune, specialmente nelle fasi più avanzate di gioco, e comporta perdere definitivamente tutto il suo equipaggiamento (a meno che non si vada a recuperare con un altro individuo), la sua storia ed il resto. Interessantissima la modalità di "switchare" tra i personaggi della comunità, dando il cambio a quelli più feriti o stanchi, utilizzando invece i più freschi. Non si tratta di una novità, dato che questa funzione era già presente nel primo capitolo di State of Decay, ma l'averlo riproposto altro non fa che rafforzare il gameplay. Più dispiaciuto sono invece per il multiplayer, che per quanto divertente possa essere, finisce per tagliare fuori uno stile di gioco che sicuramente avrebbe attratto molto di più. L'esplorazione con un amico, tra le lande infette e ricolme di zombie, avrebbe potuto essere il punto di forza definitivo di questo nuovo capitolo di State of Decay.
Pro:
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Un survival horror unico nel suo genere
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Esplorazione profonda e molto più ricca del precedente capitolo
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Ottima gestione della base
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Tante sub-quest random che arricchiscono l'ambientazione
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Un passo avanti nella grafica...
Contro:
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...Ma ancora un po' sottotono con i tempi
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Multiplayer soltanto abbozzato
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Frame rate ballerino e qualche bug di troppo