The Banner Saga - La comparsa su Switch di uno degli indie più apprezzati degli ultimi anni
Quasi quattro anni fa, su piattaforma Computer, ha avuto modo di uscire un gioco che ha fatto molto parlare di sé, per la sua semplicità strutturale che si accompagna però ad una narrazione non solo estremamente valida, ma anche intrigante. The Banner Saga ha al suo interno tutto quello che un giocatore di ruolo pretende di avere: profondità di trama, gestione dei personaggi e combattimenti strategici (in questo caso a turni). La meccanica di gioco ricorda in effetti quella di famosi giochi da tavolo, con una storia intervallata da combattimenti che prevedono una suddivisione in turni di gioco, all'interno dei quali muovere la propria squadra e cercare di "anticipare", o comunque mettere in condizione di non nuocere, i nostri nemici.
Del gioco parleremo meglio nel corso di uno dei capitoli della recensione, qui basti dire che il titolo esce su Switch in tutte le sue componenti, ma senza aggiunte di sorta. Si tratta dello stesso gioco, senza elementi aggiuntivi, riproposto su Nintendo Switch per trovare però la sua espressione migliore. Un titolo narrativo come questo, infatti, si fa apprezzare moltissimo nella sua forma portatile, che permette di giocarlo a spezzoni e soprattutto fuori casa. Il fatto che, come ricordato, sia strutturalmente semplice, aiuta moltissimo nel non rendere assai complesso nulla, come ad esempio la mappatura dei comandi, che appare immediata.
Un'avventura ai confini del mondo
Prima di ogni cosa, per poter comprendere in parte lo stile di gioco e la profondità di alcuni aspetti, si deve spiegare chi sono gli sviluppatori del titolo. Per chi non lo sapesse, infatti, The Banner Saga è stato sviluppato da John Watson e Alex Thomas, due persone che lasciarono BioWare nel 2012 dopo aver dato vita ad un altro capolavoro di quegli anni, ancora largamente apprezzato e rimpianto, Star Wars: The Old Republic. Dopo aver fondato Stoic Studio, hanno lanciato una campagna su Kickstarter per la produzione di quello che avrebbe dovuto essere il loro capolavoro, e che prende successivamente il nome di The Banner Saga.
In The Banner Saga ci ritroviamo catapultati in un mondo prevalentemente fantasy, intriso però anche (in minima dose) di mitologia norrena. In un mondo fatto di umani e giganti, ormai in aperto contrasto tra di loro, spunta una minaccia terribile, che non guarda in faccia a nessuno, neanche ai vecchi, alle donne ed ai bambini. Si tratta di creature inventata, simili in larga parte a cavalieri in armatura pesante, che seminano caos e distruzione. Tutto l'avventura del gioco è incentrata su questo, sulla necessità di sfuggire alla forza di questi malvagi esseri, proponendoci alcuni punti di vista di alcuni personaggi. Il gioco parte infatti dandoci il comando di un gruppo di giganti, in realtà molto potenti, che fanno parte di una carovana che hanno intrapreso un lungo viaggio per volontà del Re, andando a raccogliere tributi da tutti i villaggi circostanti. Dall'altra parte, invece, un vecchia cacciatore che insieme a sua figlia si ritrova in una situazione assai spinosa, dal momento che le forze del male assaltano il suo villaggio e lo obbligano a lasciarlo, con tutte le conseguenze del caso. In entrambi i casi, la situazione di crisi scatena ed origina il gameplay di base, che contraddistingue il gioco e lo porta ad assumere forme assai apprezzabili.
In primo luogo, l'importanza e la centralità delle carovane. In The Banner Saga non c'è una avventura che ritaglia soltanto lo spazio dei nostri personaggi, ma che coinvolge invero tutto nel suo aspetto più esteso. Per proseguire, in quelle terre fredde e martoriate dalla presenza di quell'esercito dispensatore di Caos, si ha ad esempio necessità di viveri, da qui la necessità di cercare di reperirli durante la narrazione, e cercando oltremodo di razionalizzare il cibo, tentando di riposare il meno possibile. Peccato che riposare può essere molto utile, dal momento che permette ai membri della carovana (e quindi ai nostri eroi) di recuperare vita ed energia, fondamentale per affrontare al meglio gli scontri che ci vengono proposti. Riposare diventa quindi un lusso da utilizzare con parsimonia, il che rende l'avventura ulteriormente strategica e soprattutto angosciante.
Il senso di angoscia, tuttavia, non finisce soltanto con la mancanza di viveri, ma anche con il sapere di avere le forze del male alle calcagna. Un senso di angoscia che non è soltanto nostro (come giocatori), ma anche all'interno del gioco. La carovana percepisce il pericolo, fiuta la possibilità di morte, così come anche quella della mancanza dei viveri. L'angoscia e la paura generano così a loro volta indisciplina, che a sua volta ancora origina rivolte ed ammutinamenti. Ecco che ci troviamo di fronte ad un altro aspetto fondante del titolo: la possibilità di fare scelte. Durante la traversata ci verrà chiesto più e più volte di scegliere come agire, mettendoci davanti varie scelte tra cui scegliere. Scegliere una cosa invece che un'altra produce un cambiamento a livello di storia, anche se in realtà abbastanza minimo. Quel che ci pare di aver visto, non è tanto un cambiamento nell'avventura dei nostri eroi, quanto bonus e malus strettamente legati o al proseguimento dell'avventura, oppure legati al combattimento.
Viaggio, combattimento e carovana
Il titolo del paragrafo mette in evidenza quelli che sono i tre aspetti principali del gioco e che ci troveremo ad affrontare ripetutamente. Il viaggio è, in parole povere, la costante dell'avventura. Si tratta di un viaggio perlopiù lineare, che ci porta a seguire delle rotte prestabilite dal gioco, facendo scali improvvisi o prescelti a seconda dei casi. All'interno del viaggio si sviluppano però le altre due componenti: il combattimento e la carovana.
Il combattimento è strutturalmente molto semplice, ma al suo interno realizzato con oculatezza. Le battaglie si svolgono, come già detto, a turni, ogni personaggio agisce così prima o dopo gli altri. La turnazione è ben definita da una barra su cui spiccano i volti sia dei nostri eroi, sia dei nemici. Qualora il ritratto avesse una bordatura rossa, esso appartiene ai nemici, qualora avesse una bordatura blu, appartiene a noi. All'interno del combattimento merita di essere messo in evidenza un aspetto che ho apprezzato sensibilmente: l'introduzione dell'armatura. Per poter colpire nemici pesantemente corazzati, sarà necessario fare un danno non tanto alla vita dei personaggi, quanto prima alla loro armatura, cercando così di infrangerla e permettere, successivamente, di poter mirare in via diretta alla sua salute. La complessità del combattimento è però evidenziata dalla presenza, per ciascun eroe, di alcune abilità uniche, così come un modo di attaccare che varia da personaggio a personaggio. Tutto si svolge all'interno di una porzione di mappa suddivisa in quadretti, all'interno dei quali muoversi e disporsi. Ogni attacco influenza alcuni quadretti, e dipende molto dal fatto se ad attaccare si è con l'arco o con altre armi da mischia. I quadretti minacciati, ossia che possono essere mirati, sono evidenziati da un colore rosso, che ci permette sempre e comunque di capire se si è a tiro o meno. La morte dei personaggi all'interno degli scontri non è persistente, dando loro "soltanto" uno status di "ferita" che si porteranno dietro fino a che non si deciderà di riposare, con però tutti i malus descritti nel corso del paragrafo precedente. Al termine degli scontri ci sono, in genere, due aspetti: ricevere tramite saccheggio dell'equipaggiamento utile e ottenere punti fama. I punti fama, importantissimi per lo sviluppo degli eroi ed il loro rafforzamento, si ottengono uccidendo nemici.
I punti fama possono essere spesi quando si è all'interno della carovana, interagendo con quella che è la tenda appartenente agli eroi. Spendendo punti fama su un eroe che è salito di livello, si può aumentare tutte le sue statistiche di base e, inoltre, aggiungere tre punti a nostra scelta in alcune caratteristiche, come possono essere la salute massima, l'armatura massima, la fortuna (che influenza la possibilità, una volta per turno, di poter compiere uno spostamento in battaglia più lungo di quello che sarebbe invece consentito dal personaggio) e così via. All'interno della carovana è ben evidenziato inoltre il numero di viveri, importanti affinché tutti non muoiano di fame durante la traversata di quelle terre. Ma attenzione: il descrescere dei viveri è strettamente collegato anche ad un altro aspetto che è possibile avere sotto sguardo nella visuale della carovana, ossia il numero di persone che si sono unite a noi nel viaggio. Portare con noi un numero sempre maggiore di civili, comporta necessariamente il consumo in via più rapida delle scorte di cibo.
The Banner Saga
The Banner Saga trova in Nintendo Switch la sua console migliore. A dirlo lo sono i fatti, dal momento che l'interfaccia proposta è assai intuitiva, e permette di giocare con estrema facilità ad un gioco narrativo anche quando, magari, si è fuori casa. L'anima di una storia, e della sua narrazione, è infatti la possibilità di essere goduta anche nei momenti più disparati, il che rende Switch ideale. Tornando però strettamente al gioco, The Banner Saga si propone nella sua veste più classica, non aggiungendo in questa versione pressoché niente di nuovo. Si tratta, in altre parole, di un remake fatto per proporre il titolo sulla nuova console targata Nintendo. Questo fa sì che, magari, chi ha già avuto modo di completare il titolo difficilmente possa scegliere di rimetterci mano. Per tutti coloro che invece non hanno mai avuto modo di provare The Banner Saga, l'acquisto è fortemente consigliato. Si infatti tratta di un gioco semplice, ma composto di una narrativa complessa ed intrigante, che ci porta a vivere un viaggio per certi versi unico, intriso di fantasia.
Pro:
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Artisticamente valido e valorizzato da Switch
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La resa "portatile" del titolo è una manna dal cielo
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Combattimenti strategici e profondi
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Una storia davvero coinvolgente
Contro:
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Mappe dei combattimenti che meritavano maggiore varietà
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Scelte che non sempre si rivelano poi così determinanti