God of War - Il fantasma di Sparta si cala nella mitologia norrena
A quasi due settimane dal momento in cui il nuovo God of War, al suo ormai ottavo capitolo, è sbarcato sul mercato globale, ci apprestiamo a recensirlo. Diamo così uno sguardo alla nuova avventura di Kratos, il fantasma di Sparta, che si ritrova in un mondo nettamente differente da quello a cui siamo abituati, con le divinità greche ad interagire. Già, perché cavalcando un po' l'onda di Hellblade, la mitologia non è più quella greca, bensì quella norrena. Il fascino degli dei nordici, unita ad una mitologia di per sé ricchissima di leggende e di miti, concorre a rendere questo ottavo capitolo come uno dei migliori della saga. Ad aiutare l'ambientazione anche un comparto tecnico degno di nota, con la PlayStation 4 spinta finalmente al suo limite più alto, offrendo fps stabilissimi e una grafica mozzafiato. Si nota con God of War una differenza abissale tra il rendimento della prima PlayStation 4 e la PlayStation Pro, con la seconda che riesce ad offrire un impatto grafico infinitamente superiore. La stessa stabilità mostrata dalla Pro non è invece stata a pieno raggiunta da quella liscia, che ha mostrato invece qualche incertezza a livello di fps.
Quanto tutto ha di nuovo inizio
Basta il filmato iniziale a capire cosa ci troviamo a fare, ma soprattutto cosa ci facciamo in lande così desolate ricolme di freddo e ghiaccio. Gli ambienti della Grecia sono infatti stati totalmente soppiantati da una ambientazione più rude, più cruda, ma al contempo talmente ben tratteggiata da essere stupefacente. Gli scenari sono ricchi di elementi, quali vegetazione, rocce, ostacoli e molto altro ancora. Addirittura innocui animali che, di tanto in tanto, si possono incontrare durante il nostro cammino e si può scegliere, un po' sadicamente, se fare esplodere o meno. Tornando però al nostro Kratos, ancora protagonista indiscusso dell'avventura narrata, si può subito notare delle differenze macroscopiche rispetto ai passati capitoli. Il più grande cambiamento è vedere proprio Kratos nel ruolo di padre e mentore. Sin dall'inizio del gioco, infatti, l'avventura non si rivela essere solitaria ma in compagnia del figlio, che prende il nome di Atreus. Si tratta di un bambino poco avvezzo ai campi di battaglia, che ancora non solo ha molto da imparare, ma che ha addirittura ancora tantissimo da poter dire. A differenza di Kratos, in cui prevale come sempre uno scontro di natura più fisica, Atreus riveste un ruolo più complementare; il figlio, infatti, si ritrova ad utilizzare in battaglia un arco, con cui si rivelerà presto essere assai abile.
Un altro cambiamento molto forte a livello di Kratos è senza dubbio l'abbandono evidente delle sue armi, a cui invece eravamo nel tempo ormai affezionati. In possesso del protagonista, infatti, non ci sono più le due spade incatenate, bensì una temibile ascia magica che prende il nome di Leviatano, e che è in grado di infliggere danni da freddo più o meno forti ai suoi nemici. In abbinamento all'ascia uno scudo, anch'esso magico, in grado di bloccare gli assalti più furiosi ed i colpi più devastanti.
Tanti enigmi ambientali
Pensando a God of War ci vengono in mente scontri senza quartiere tra Kratos e le forze che lo ostacolano. Il nostro burbero protagonista cerca sempre di risolvere gli inghippi con l'uso della forza, dando vita a combattimenti adrenalinici fatti di combo e mosse particolari. In altre parole, combattimenti carichi di scenicità ed epicità. In effetti tutto questo non manca a questo ottavo capitolo di God of War, che presenta scontri davvero molto belli sia da vedere, sia soprattutto da giocare. I nemici sono piuttosto vari, il che permette di dover variare la tattica con cui ci si approccia. Interessantissimo, infatti, il dover spesso e volentieri switchare arma per poter far fronte a nemici che presentano delle invulnerabilità. Poniamo ad esempio il caso di nemici che non soffrono per niente il gelo, questo li rende di conseguenza invulnerabili all'utilizzo della nostra arma principale: Leviatano. Se Leviatano è impossibilitato a fare danni, si avrà la necessità di combattere a mani nude, sferrando colpi comunque potenti ed in grado di stordire. Tutto questo rende gli scontri molto divertenti da essere giocati. Peccato che, alla fine della fiera, siano sì tanti, ma non quanto magari ci si sarebbe potuti augurare. Il gioco infatti prevede, sebbene sia fortemente lineare nella sua narrazione e nel suo svolgimento (almeno di trama), un grandissimo numero di enigmi ambientali da dover sciogliere per poter proseguire nell'avventura. Spesso gli enigmi si ripetono, quindi basta capire come funziona uno per andare avanti, altri invece sono differenti e si mostrano quindi un bel po' più ostici da comprendere. Molti degli enigmi, comunque, sono legati alle abilità stesse dell'ascia, Leviatano, in grado anche di poter essere scagliata verso l'esterno e congelare ciò che viene colpito. Da qui, la possibilità di ghiacciare alcuni meccanismi, e quindi bloccarlo. Le possibilità sono davvero molte, e finiscono per rendere il gioco assai più ampio e, soprattutto, longevo.
La longevità del gioco è incentivata però anche dalla necessità di dover tornare indietro qualora si desiderasse completare il gioco al 100%. Molte aree iniziali sono infatti precluse a Kratos ed al figlio Atreus, in quanto non in possesso dei mezzi adatti a sbloccare quelle determinate aree.
Ironici nani si occuperanno di noi
All'interno di God of War sono presenti dei sistemi che avvicinano il titolo ai vari giochi di ruolo che hanno, pian piano, fatto la storia dei videogiochi. Kratos, infatti, ha la possibilità insieme al figlio Atreus di migliorare notevolmente la capacità di dispensare danni o di riceverne meno, così come anche ricaricare più velocemente i suoi poteri, avere maggiore vita o potenziare i poteri in suo possesso, incastonati tramite rune all'interno delle armi. Come si può fare tutto questo? Semplicemente acquistando i potenziamenti, o comunque le varie parti di armatura, da due simpatici nani che ci "tormenteranno" con la loro presenza in posti chiave dell'avventura. Da loro, in cambio di argento ed altri materiali rari reperibili negli scrigni o uccidendo nemici particolarmente potenti, sarà possibile "upgradare" le armi, rendendolo man mano sempre più forti. Mentre Leviatano ha un potenziamento di tipo verticale e fisso, con un incremento prestabilito al gioco delle varie "caratteristiche" che lo compongono, lo stesso non lo si può dire per l'equipaggiamento. Le armature possono essere modificare totalmente, o essere acquistate di vario genere, a seconda del tipo di gioco che si intende portare avanti, o del tipo di combattimento che predilegiamo. Vi sono, infatti, armature in grado di migliorare notevolmente la difesa, altre che invece permettono di aumentare di molto la forza, altre la vitalità o la concentrazione, e così via. La scelta ricade totalmente nel giocatore, che sarà libero di poter proseguire nelle sue scelte come meglio ritiene opportuno.
Da citare, sempre per quanto riguarda l'equipaggiamento delle armi, la possibilità di incidere le armi con alcune rune che saranno possibili o acquistare sempre dai nani, oppure trovare nel corso dell'avventura. Ogni runa garantisce all'arma la possibilità di sferrare poteri unici, in grado di dispensare o ingenti danni, o un'area di ingaggio più ampia, oppure uno stordimento che possa durare più a lungo. Anche in questo, God of War, lascia uno stile molto più libero.
Una lunga lista di particolari abilità
In un gioco dove si deve fronteggiare i nemici a colpi d'ascia e di poteri, non possono davvero mancare le abilità. Si tratta di mosse particolarmente efficaci che è possibile padroneggiare in battaglia per avere facilmente la meglio sui nemici. Come in ogni gioco di ruolo, anche in God of War le abilità si acquistano spendendo punti esperienza, a loro volta accumulabili sconfiggendo i nemici in battaglia. Le abilità sono spesso molto potenti, in quanto permettono di accedere o a danni migliorati (talvolta sensibilmente), oppure a mosse altrimenti non utilizzabili. Al costo di qualche punto esperienza, in altre parole, si può rendere Kratos ancora più temibile, se già non lo fosse abbastanza per i poveri nemici che gli si stagliano innanzi. Ma a poter essere potenziato non è ovviamente soltanto Kratos, bensì anche suo figlio Atreus, con un albero di abilità piuttosto interessante che gli permetterà di essere più efficiente, e più integrato, in battaglia.
Tecnicamente ineccepibile
Quando ho parlato delle grandi novità di God of War, ne ho volontariamente omessa una, in modo tale da poterne parlare in questa parte della recensione. Si era abituati, negli scorsi capitoli di God of War, ad una telecamera di tipo cinematografico, che rendesse merito alle intense fasi di scontro. Adesso ciò è cambiato e la telecamera si trova bloccata dietro la schiena di Kratos, ponendo enfasi maggiore ad ogni sua movenza, non soltanto legata al combattimento. Quel che risulta da tale scelta è una enfatizzazione grafica verso un prodotto di per sé davvero eccelso. Graficamente è senza ombra di dubbio il gioco più bello e più maestoso che sia mai stato fatto, fino ad ora, su PlayStation 4. I dettagli non sono affatto irrivelanti, e il team di sviluppo di God of War è stato davvero molto chiaro nel dare la luce al prodotto. La grande qualità grafica la si può notare, però, soprattutto su PlayStation 4 Pro, la quale riesce a far girare brillantemente, senza cali di frame, il gioco in 4K. Lo stesso purtroppo non lo si può dire per la vecchia versione di PlayStation 4, che avrà a disposizione una grafica notevolmente peggiore rispetto alla controparte (come è normale che sia). Su PlayStation 4 liscia, inoltre, si può assistere a qualche calo di frame nei momenti più concitati.
God of War
Con God of War ci troviamo di fronte al prodotto definitivo di questa generazione di console, o per meglio essere precisi, di PlayStation, dal momento che ne è una esclusiva. Il gioco, di per sé già molto atteso dai fan, non ha di certo deluso le aspettative, continuando a tratteggiare quelli che nel tempo sono stati i suoi punti di forza, come un gameplay arioso ed adrenalinico, ma anche una storia che possa lasciare a bocca aperta. Tutto ciò non manca, ma anzi si trova in grandi dosi, in questo ottavo appuntamento con la serie. Kratos, in una veste grafica adesso di assoluto rispetto, torna alla ribalta con il suo grandissimo carisma, immerso in un mondo mitologico diverso rispetto a quello greco. La mitologia norrena, ricchissima di miti, offre uno spunto nuovo ed assolutamente interessante per dare una linfa nuova (se mai ne avesse avuto bisogno) al franchise. L'avventura di Kratos, insieme al figlio Atreus, è ricca di momenti davvero carichi di epicità, il che la rende assolutamente da giocare almeno una volta nella propria vita. L'impianto simil gioco di ruolo è ben radicato all'interno del prodotto, con un sistema di progressione basato sulle abilità, le quali possono essere acquistate spendendo punti esperienza, ottenibili dai nemici sconfitti di volta in volta. In definitiva, possiamo bollare God of War come il gioco tecnicamente più avanzato mai realizzato fino ad ora su PlayStation 4. Un gioco che però non si limita all'impatto grafico, od a quello di gameplay, ma che riesce ad offrire una storia degna di nota, capace di tenere incollati davanti al televisore con in mano il joypad. Un titolo che, quindi, ci sentiamo di consigliare in pieno.
Pro:
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Tecnicamente immenso
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Ambientazione norrena piena di spunti
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Storia coinvolgente e ricca di colpi di scena
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Sistema di combattimento coinvolgente e divertente
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Tornano molti degli elementi forti della serie
Contro:
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I troppi enigmi ambientali, simili tra loro, rischiano di annoiare