Lost Sphear - Tuffo nel passato per un jrpg vecchia scuola
Ah, ma quanto erano belli quei giochi di ruolo dove ci si poteva gustare la trama senza troppi elementi di contorno? Ah, ma che noia questi nuovi rpg. Ah, ma perché non rifanno qualche gioco con combattimenti a turni invece che quelli dinamici? Insomma, ci sono molti aspetti che i giocatori di ruolo "più anziani" potrebbero aver contestato alle nuove generazioni di rpg e anche jrpg. Ultimamente si è puntato moltissimo sulla grafica, su rendere un gioco sempre più completo, fino a creare una vera e propria ossessione verso gli open world. Si potrebbero citare davvero tantissimi esempi, ma quello più calzante poiché meglio conosciuto è relativo a Final Fantasy XV. Molti fan sfegatati della saga hanno criticato apertamente le scelte portate avanti da Square Enix, tanto da non volerlo includere almeno concettualmente nella famosa saga a cui invece si aggrappa. Le critiche sono state relative ad un progressivo abbandono dell'impianto jrpg per abbracciarne uno un po' più occidentale, fatto di openworld e altri aspetti secondari che vanno a rallentare necessariamente la trama. Insieme alle critiche di molti "vecchi" giocatori ci sono però stati grandissimi apprezzamenti dai "nuovi" giocatori, che per la prima volta si affacciavano a Final Fantasy XV. In altre parole, de gustibus not disputandum est. Quello che preme a me marcare è piuttosto cosa si può trovare davanti chi mette le mani su Lost Sphear, un prodotto non largamente pubblicizzato ma che ha tutte le carte in regola per farsi amare da chi adora i jrpg di una volta. Come avremo modo di vedere nel corso della recensione, non ci sono elementi secondari o terziari, tutto gira soltanto attorno alla trama, fatta di rivelazioni e combattimenti. Il menù, l'equipaggiamento e le abilità ricordano davvero tantissimo i giochi di ruolo di una volta, in qualche misura anche quelli che, con qualità spesso peggiore, a volte escono da RPG Maker.
Il titolo non prevede la lingua italiana, utilizzando però un inglese davvero molto semplice, facile da masticare anche per chi non ha avuto modo di studiarlo a fondo. Interessante, a questo scopo, la possibilità di riavvolgere i vari dialoghi per poter rileggere ciò che magari ci siamo persi.
Una tradizione storica
L'impianto gameplay non è l'unico ad essere ereditato dai vecchi jrpg, dal momento che anche la storia sembra rievocare, in vari punti, altri titoli simili. L'inizio permette di introdurre molti dei personaggi che faranno parte della avventura narrata, presentandoci ad esempio quello che è l'imprenscindibile protagonista, di nome Kanata. Costui, insieme all'amica Lumina ed all'amico Locke, si recano ad una battuta di pesca per cercare di saziare l'atavica fame di quest'ultimo. L'inizio del gioco ci permette di mettere la mano sui comandi del gioco, ma soprattutto su alcuni elementi che costituiscono il gameplay e che si dovranno, per l'avanzare della storia, iniziare a padroneggiare negl migliore dei modi. Una specie di tutorial interattivo, il quale ci porta a toccare con mano la parte probabilmente più interessante del titolo dopo la storia: il combattimento.
Si potrà notare da subito una forte componente di "esplorazione", che ci permette di aggirarci per una mappa globale in realtà neanche così estesa, all'interno della quale si possono raggiungere altri luoghi (delle specie di sottomappe) ma anche trovare oggetti comuni utili per mangiare e recuperare vita. Almeno nelle prime battute è facile perdersi, iniziando a girare a vuoto per la mappa, questo perché i luoghi visitabili non sono ben mostrati e vi è l'assenza totale della minimappa. Come detto è questione di inizi, poiché la minimappa sarà poi sbloccabile, così come entrerà in gioco la dimistichezza.
Tornando alla storia nuda e cruda, non appena Kanata ed i suoi amici faranno ritorno alla cittadina iniziale, scopriranno qualcosa destinato a spezzare la monotonia delle loro vite: gran parte della città è scomparsa. Kanata scopre di avere un potere fuori dal comune, ossia quelli di sfruttare alcuni ricordi per poter ridare vita alle porzioni di mondo scomparse. Un potere incredibile che viene subito notato dall'Impero e, nella fattispecie, da un ufficiale dell'Impero. Il viaggio verso la capitale, e tutto ciò che avverrà dopo, non potrà essere narrato per ragioni di spoiler. I colpi di scena non mancano, è vero, ma alla fine non si avrà mai la sensazione di qualcosa di spettacolare, in grado di far trattenere il fiato, tipico invece degli jrpg tradizionali. In altre parole la storia non decolla, o quantomeno non riesce ad atterrare, perché nonostante qualche picco di assoluto interesse, alla fine tutto si rivela essere abbastanza poco originale. Esattamente la sensazione che si ha subito dall'inizio.
Combattimenti statici e tattici
Il piatto forte di Lost Sphear è senza ombra di dubbio il combattimento. Non appena si incontra un nemico, o ancora meglio un gruppo di nemici, parte una sequenza che darà il via libero al combattimento. Essenzialmente la fase di fight si svolge a turni, sebbene il tempo vada a fermarsi unicamente quando si seleziona un attacco, una abilità o un oggetto. La cosa peculiare del titolo è senza dubbio la possibilità di disporsi sul campo di battaglia, ad ogni singolo attacco o abilità, in maniera tale da aumentare la strategia che si annida dietro ogni scontro. Ci sono nemici che potrebbero colpire, ad esempio, unicamente coloro che si trovano di fronte in linea retta, in tal caso risulterebbe una grandiosa soluzione far sì che i propri personaggi non si trovino mai tutti assieme frontali al nemico in questione. È chiaramente un esempio, dal momento che i nemici possono essere di varia natura e, ancor più, utilizzare strategie assai opposte.
Quando si seleziona l'attacco classico, infatti, ci sarà la possibilità di disporre il personaggio nella posizione che si ritiene più congeniale. Si ha tutto il tempo a disposizione che si vuole, dal momento che non v'è lo scorrere dei secondi a mettere fretta al giocatore. Una volta scelto il punto in cui stanziare l'ombra del personaggio, si dovrà confermare affinché, nella fase d'azione, quest'ultimo raggiunga esattamente il punto da noi richiesto. Proprio il fattore strategia, ed i nemici che utilizzano attacchi diversi e/o ad area, fa sì che ogni combattimento sia una vera e propria storia a sé, permettendo di non annoiare ma, anzi, di monopolizzare l'attenzione del giocatore.
Trattandosi di un tradizionalissimo jrpg non mancano altri fattori importanti come ad esempio il livello dei personaggi, che influenza direttamente non solo la quantità di danni in grado di spammare sui nemici, ma anche la quantità di vita e conseguentemente il numero di attacchi che si possono incassare prima di scendere sotto i fatidici 0 hp. Rimane da citare il "momentum" (no, non centra niente il famigerato "momentum" di Fifa), ossia un valore che aumenta di tanto in tanto all'interno del combattimento e che, quando raggiunto, permette di sferrare un attacco più potente di quello normale, in vari casi un attacco doppio. La strategia che si annida dietro gli scontri è davvero molto alta, il che rende di conseguenza avvincente sviluppare tattiche estremamente dinamiche. Chiaro che, a difficoltà più basse, ci si possa riuscire a salvare anche facendo, più o meno, attacchi frontali.
Lost Sphear
Abbiamo davanti a noi un titolo jrpg che deve tutta la sua struttura ai più vecchi antenati del genere. Basta avviarlo un secondo per capire la stoffa del titolo, così come anche il gameplay molto tradizionale che si annida sotto di esso. Non rimane esente dalla tradizionalità neanche il combattimento, sebbene tra tutte le implementazioni risulti essere quella sicuramente più articolata. Per quanto il combattimento sia essenzialmente a turni, i personaggi possono disporsi sul campo di battaglia dando spiragli di tattica davvero inimmaginabili. Ecco che, a seconda dei mostri da affrontare, cambia la necessità di disporsi in un modo piuttosto che in un altro. Accorgimenti possono essere studiati anche affinché, da una certa posizione, i nostri personaggi possano colpire contemporaneamente due o più nemici all'unisono, invece che uno a volta. Per quanto riguarda la storia, alterna momenti di brillantezza a veri e propri momenti di banalità. Proprio in virtù di questi sbalzi non riesce mai a decollare del tutto, nonostante potenzialmente potrebbe offrire spunti migliori e invece non affrontati. Nel complesso, quindi, rimane un gioco divertente, specialmente per quanto concerne la fase di combattimento. Nonostante la mancanza della lingua italiana, il titolo si mostra piuttosto semplice da comprendere in praticamente ogni suo passaggio, grazie a termini molto semplici e comuni.
Pro:
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Un JRPG estremamente tradizionale
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Combattimenti tutt'altro che statici
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Buone locations
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Storia abbastanza buona...
Contro:
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...Sebbene non eccessivamente originale
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Abbastanza ripetitivo