Redeemer - Blood and death
A volte si sceglie di tornare ad elementi del passato per ritrovare una armonia che, nel corso degli anni, è andata perduta all'interno dei videogiochi. Reedemer è quello che cerca di fare, proponendo uno stile di gioco che trasuda in molte sue componenti echi del passato. Ci viene presentato così da Sobaka Studio un gioco Brawler che si compone di una avventura parecchio sanguinaria, dove ci troveremo a far di conto con soldati semplici e potenziati. Attraverso strenui combattimenti che si compongono di armi da mischia e armi da fuoco Vasily, il protagonista del gioco che saremo chiamati ad impersonare, si farà strada tra una moltitudine di agguerriti avversari. Nonostante il gioco si fonda soprattutto sulle meccaniche di combattimento, Sobaka Studio ha prestato molta attenzione nel ritagliare una ambientazione ed una storia che possano essere non solo credibili, ma anche divertenti da giocare. Il divertimento maggiore è quello per cui il gioco è stato, del resto, studiato: il combattimento. Il combattimento, specie quello a mani nude, è estremamente gratificante, perdendosi unicamente un po' in quello con armi da fuoco (complice una combinazione di tasti abbastanza discutibile) e nei pochi step dove la parte stealth è quasi obbligata. Redeemer è disponibile nella sua versione per PC direttamente su Steam.
Dai mercenari ai monaci
La storia sanguinolenta di Vasily ci viene introdotta attraverso un filmato iniziale che ci presenta, in breve, il suo passato. Il nostro eroe,venti anni prima degli eventi giocabili, si è unito alla più grande industria di armi cibernetiche del mondo, arruolandosi di fatto come mercenario. La vita all'interno di quella grande industria ha forgiato lo spirito di Vasily, facendolo diventare una spietata macchina dispensatrice di morte. Infiltrazioni, omicidi, estorsioni e torture erano all'ordine del giorno, fino a quando un evento ha fatto sì che il "matrimonio" tra Vasily e la grande industria di armi cibernetiche non terminasse. La motivazione è semplice: l'industria avrebbe voluto trasformare lo stesso Vasily in uno dei suoi cyborg soldati. Il nostro mercenario, non volevo diventare quanto invece gli è stato ordinato di divenire, decide di fuggire e rifugiarsi lontano dalla sfera d'influenza della diabolica industria. Trova così rifugio in Tibet, presso una comunità estremamente pacifica di monaci, che decidono di fatto di prenderlo sotto la sua ala protettiva. Al riparo tra le montagne innevate Vasily pensa di essere al sicuro, di essersi sottratto una volta per tutte da quella situazione scomoda che si era venuta a creare. Niente però poteva essere più effimero.
Venti anni dopo la fuga, infatti, l'industria di armi cibernetiche scopre il nascondiglio del traditore e decide di andarlo a trovare, così da punirlo per l'affronto subito provocato dalla fuga. La reazione dei mercenari sguinzagliati è brutale ed a farne le spese sono proprio i poveri monaci, che vengono trucidati nel peggiore dei modi. L'odio di Vasily cresce, e così il suo spirito di vendetta, che anima da qui in avanti la sua missione.
Con una storia così alle spalle, per quanto probabilmente banale possa essere, non si può che comprendere la quantità di sangue e la furia cieca di cui l'ex mercenario Vasily è portatore.
Doomfist
Anche se l'ambientazione parla di industrie cibernetiche, è errato pensare che tutto si basi sulle armi da fuoco. No, le armi da fuoco come le pistole, i fucili ed i mitragliatori sono sì presenti, ma hanno una funziona davvero molto limitata. L'utilizzo di esse, per quanto molto potenti ed in grado di abbattere in poco tempo anche i nemici corazzati, risulta essere infatti limitato da un numero piuttosto irrisorio di munizioni. Terminare un caricatore di pistola presuppone il doverla gettare via, così da prenderne una nuova da un nemico ucciso.
Il vero combattimento è articolato, e pensato, come pure scazzottate. Vasily dimostra d'essere da subito dotato di un pugno in grado di uccidere molti nemici, così come di calci che possono essere usati in combo per infliggere pesanti danni ai nemici anche più potenti. Sia i pugni che i calci possono essere rilasciati o con un semplice click del mouse, o tenendo premuto e rilasciando il tasto sinistro, così da dare vita ad un attacco molto potente e in grado, in alcuni casi, di oneshottare i nemici (chiaramente quelli più deboli). I combattimenti sono estremamente frenetici, con un susseguirsi di schivate, colpi e parate, complice anche una IA per niente passiva che mira da subito ad abbassare considerevolmente la barra rappresentante la vita. La direzione degli attacchi è dettata unicamente dal movimento del mouse, lasciando alla tastiera l'unico compito di dettare il movimento del personaggio. In realtà altri tasti sono funzionali al combattimento, come ad esempio la "E", con cui è possibile raccattare da terra armi improvvisate, così da poter amplificare il danno rivolto ai nemici, o come la "F", in grado di dispensare una morte diretta anche ai nemici più forti quando sono rimasti con poca vita, o si trovano in prossimità di parti della mappa che possono favorire una kill istantanea. Cosa questa ultima parte significa, lo vedremo più avanti nel corso della recensione.
Rimane da dire, in merito ai combattimenti, che risultano essere davvero molto avvincenti, complice una difficoltà quasi mai bassa, che impegna il videogiocatore in lungo ed in largo. Qualche problema è evidenziabile, però, nella stessa meccanica di combattimento, come ad esempio la necessità di indirizzare i colpi con il movimento del mouse. Un procedimento per niente semplice, che sarebbe potuto essere risolto lasciando l'incombenza all'uso della tastiera, con un movimento di Vasily magari meglio tratteggiato. A rendere difficile la comprensione dei combattimenti, ed a creare un po' di confusione, concorrono inoltre altri due fattori: la visuale bloccata, che spesso e volentieri impedisce di capire al meglio la situazione circostante, e un'effetto blur che per quanto non esagerato risulta essere comunque davvero molto fastidioso.
Uccisioni istantanee e struttura della vita
Parlando del combattimento abbiamo tralasciato volutamente un aspetto essenziale dello stesso. Nonostante le scazzottate spesso e volentieri si risolvano in uno scambio di ganci e montanti, dispensati senza pensarci neanche troppo, l'ambiente circostante risulta essere un'arma che, in alcune parti del gioco, può fare seriamente la differenza tra la vita e la morte. Oltre a prendere le armi improvvisate per poter garantire più danni è spesso infatti necessario eliminare i nemici più forti con degli stratagemmi. Sparsi per il terreno vi sono a volte oggetti da poter afferrare e lanciare, come scatole, sedie, e altre cose, evidenziate da un simbolo rosso e un lieve alone bianco che le circonda. Gli oggetto, che possono essere afferrati con il tasto "F", devono essere rivolti verso l'avversario per poter andare a segno. Scomodo è invece il dover mantenere la pressione sul tasto a volte anche a lungo, complice il doversi trasportare dietro quell'oggetto da lanciare nel momento più opportuno.
Tutta un'altra storia è rappresentata dalle kill istantanee, ottenibili solo presso alcune parti della mappa, evidenziate anche in questo caso da un lieve alone biancastro. Quando si è nei pressi di queste aree interne alla mappa, sulla testa del nemico comparirà un teschio rosso che, di fatto, contraddistingue il poter dar vita ad una uccisione istantanea. Le uccisioni istantanee permettono di oneshottare i nemici, dando origine ad una brevissime sequenza animata molto cruenta, nella quale il nemico viene eliminato nel peggiore dei modi. Eseguire uccisioni istantanee non è utile unicamente a eliminare immediatamente nemici anche molto ostici, ma anche per recuperare vita. L'unico modo che ha Vasily di ripristinare la barra della vita è infatti quello di eseguire uccisioni brutali che possono essere o di natura ambientale (come abbiamo già visto) o semplicemente quando i nemici raggiungono un numero molto basso di punti-ferita, facendo comparire il famoso teschietto rosso sopra la loro testa.